La crisi del gas che sta investendo il nostro paese è una conseguenza strutturale di un sistema di approvvigionamento che per l’80% viene garantito da forniture estere. Questi accordi, prevalentemente di lungo periodo e affidati ai pochi grandi operatori internazionali (il colosso russo della Gazprom è uno di questi), si reggono su equilibri commerciali e politici ben definiti, e non appena succedono eventi internazionali come il “braccio di ferro” tra Russia e Ucraina ci rendiamo conto della fragilità di un sistema così strutturato. [//]
«Il sistema gas italiano – spiegano i vertici di Agsm – è fondato su accordi e alleanze che devono essere mantenuti solidi per assicurare il buon funzionamento del sistema stesso. La sicurezza degli approvvigionamenti di gas, ed energetici più in generale, è un fattore strategico e di competenza del Governo». La sicurezza è garantita attraverso strumenti normativi di lungo periodo o azioni specifiche sul breve soprattutto se le origini delle crisi sono di carattere politico internazionale.
La crisi di questi giorni è dovuta a diversi fattori quali il gelo eccezionale dei paesi fornitori e tensioni di politica internazionale. «Il problema – prosegue Agsm – ha dimensioni europee per i suoi effetti ed extra europee per le sue cause, la soluzione viaggia su tavoli ben più elevati di quelli di un operatore come Agsm. Agsm attualmente si approvvigiona prevalentemente dall’ENI, il maggior operatore nazionale e importante operatore anche in campo internazionale, e le dimensioni e l’importanza dell’interlocutore contrattuale garantiscono sicurezza e affidabilità di approvvigionamenti ai massimi livelli».
Il gas, proveniente dalla Siberia, dall’Olanda, dalla Norvegia e dal Nordafrica, viene distribuito in Italia attraverso un’unica rete nazionale che copre tutto il territorio, esclusa la Sardegna . In tutta Italia esistono circa 400 società che gestiscono la rete di distribuzione. A livello internazionale il sistema prevede che il flusso di gas proveniente da questi gasdotti sia costante per la stagione invernale e per quella estiva. La variabile, che inevitabilmente influenza questi approvvigionamenti, è il fabbisogno del paese, elevato di inverno e basso d’estate. Per risolvere il problema l’Italia utilizza dei serbatoi di gas che riempie d’estate e utilizza di inverno, e questi serbatoi non sono altro che i giacimenti esauriti di gas posizionati prevalentemente nella pianura Padana. I serbatoi della pianura Padana soddisfano al fabbisogno di modulazione estate/inverno ma una quota parte di questi è anche destinata a “stoccaggio strategico”, quella riserva che viene mantenuta per far fronte a crisi quali quella che si sta verificando in queste ultime settimane.
«La rete veronese di Agsm – spiega Agsm – è collegata direttamente alla rete nazionale di gasdotti in quattro punti diversi disposti a raggiera attorno alla città questo ad ulteriore garanzia della sicurezza degli approvvigionamenti. Queste centrali, come i collegamenti principali della rete sono costantemente monitorati dalla centrale operativa di controllo che ha il compito di gestire la rete e attuare le azioni finalizzate a garantire ai cittadini il miglior servizio intermini di affidabilità e sicurezza di approvvigionamento». Inoltre, il sistema gas di Verona è telecontrollato a distanza e dalla centrale operativa viene subito rilevato qualsiasi disservizio. In questi giorni si sono registrati consumi quotidiani di un milione e 800 mila metri cubi, mentre nel periodo più freddo (dal primo a 20 gennaio) i consumi erano lievitati a due milioni e 200 mila metri cubi al giorno.
Le soluzioni per prevenire le crisi di approvvigionamento vanno trovate nell’ambito di una politica energetica, a livello nazionale che preveda in primo luogo una «diversificazioni delle fonti mediante l’impiego di combustibili alternativi rispetto al gas naturale – concludono i vertici dell’azienda municipalizzata scaligera – soprattutto per le grosse industrie energivore. In secondo luogo deve essere perseguita una strategia di diversificazione di approvvigionamento attraverso il potenziamento e la realizzazione di nuove infrastrutture di trasporto soprattutto di rigassificazione (Terminali LNG). Infine un contributo può essere fornito anche dalle politiche di risparmio energetico e dal comportamento dei cittadini che producono una riduzione della domanda».
L’Adige, 18 Febbraio 2006, pagg. 1 e 5