A soli tre mesi di distanza dall’ultimo rialzo la Banca Centrale Europea prosegue nella linea anti-inflazione aumentando i tassi di interesse di un altro 0,25%. La politica di prevenzione sulle pressioni inflazionistiche ha prevalso ancora una volta alla Bce e, come ha affermato Jean Claude Trichet, «la stabilità dei prezzi è qualcosa che la banca centrale mette da una parte della bilancia delle priorità, mentre dall’altra c’è la crescita e la creazione di posti di lavoro». [//] Un aumento questo, che sommato al precedente raggiunge il mezzo punto percentuale, generando un senso di timore per le ripercussioni che quest’azione può avere sul mercato dei mutui.
«Anche il secondo aumento dei tassi della BCE è arrivato, – commenta Roberto Anedda, direttore marketing di MutuiOnline, broker indipendenti che operano nel mercato mutui – puntualmente il 2 marzo come previsto. Ancora una volta, infatti, la Banca Centrale aveva chiaramente lasciato intendere le proprie intenzioni diverso tempo prima». Le preoccupazioni maggiori arrivano da chi ha acceso mutui con tasso variabile, opzione che negli ultimi anni era diventata quasi obbligata per contenere l’eccesso di rialzo dei prezzi degli immobili.
L’intervento del presidente della Bce Trichet era già previsto dal mercato ed era stato in parte anticipato dagli indici Euribor. «Già in febbraio infatti, gli indici, espressione del costo del denaro a breve termine, – prosegue Anedda – sono progressivamente saliti fino ai livelli di adeguamento al nuovo rincaro. Diverso il comportamento degli indici Irs (costo del denaro a lungo termine) che, avendo un orizzonte temporale di riferimento più lungo, sono rimasti pressoché immutati fino al 2 marzo. Solo dopo le dichiarazioni di Trichet, che ha in pratica prefigurato possibili ulteriori interventi sui tassi anche tra pochi mesi, gli Irs si sono mossi al rialzo di una decina di centesimi».
Come è possibile che siano stati sufficienti solo tre mesi e due rialzi dei tassi per stravolgere il rapporto tra tasso fisso e variabile?
I due aumenti della Bce hanno modificato significativamente la struttura dei tassi anche per i mutui, soprattutto in relazione al confronto fisso-variabile. Il gap tra i due si è ora ridotto all’1-1,5%, a seconda della durata del mutuo, riducendo così il margine di convenienza finanziaria del variabile. Se infatti è vero che il fisso parte comunque più alto, va anche considerato che tra il 2006 e il 2007 i tassi in Europa potranno ancora salire complessivamente di 100-150 punti base. Con un tasso fisso non si andrebbe quindi a spendere molto di più rispetto al variabile, con in più il vantaggio della certezza del valore della rata.
Vista l’attuale situzione conviene scegliere il tasso fisso?
Ritengo che si sia creata una situazione più favorevole per chi deve scegliere un mutuo. Con una situazione come questa di sostanziale equilibrio vengno meno i condizionamenti legati al costo sul tipo di tasso, e può prevalere una scelta dettata da soluzioni realmente più adatte alle proprie esigenze, sia finanziarie sia emotive.
È evidente che negli ultimi mesi il tasso fisso sta progressivamente crescendo nelle preferenze degli italiani. Questa tendenza è da leggere come il declino del tasso variabile?
L’attuale scenario mette in luce il brillante recupero di preferenze fatto segnare dal tasso fisso sul variabile. Dopo aver toccato il minimo un anno e mezzo fa, con il 14%, i nuovi mutui erogati a tasso fisso sono passati al 23% nella seconda parte del 2005 e al 33% nei primi mesi del 2006, mentre la scelta del variabile si è ridotta dal 70% ad un pur preponderante 57%. Il mercato si sta quindi riequilibrando, e prosegue intanto nelle sue due tendenze di fondo: l’aumento dell’importo medio, ora sopra i 120.000 euro, e l’allungamento delle durate, con il 69% dei mutui erogati per durate dai venti anni in su.
In questa complessa e mutevole situazione, chi vuole accendere un mutuo come si deve comportare?
In questo quadro di mercato, il potenziale mutuatario recupera autonomia di decisione, a patto però di confrontare attentamente le diverse offerte: le differenze di tasso tra le diverse banche restano infatti molto elevate (fino all’1%), e una scelta non adeguata si rivelerebbe quindi molto onerosa. Fondamentale quindi valutare bene prima di scegliere il mutuo, non limitandosi alla propria banca e avvalendosi anche di consulenti indipendenti e della possibilità di richiedere mutui online, al momento rappresentativi delle condizioni più convenienti sul mercato.

L’Adige, 11 Marzo 2006, pagg. 1 e 5