Il sondaggio è dell’autunno scorso, ma è rimasto tenuto nei cassetti della Giunta in tutti questi mesi. Il taglio delle domande dell’istituto Swg su un qualificato campione di cittadini veronesi riguardava soprattutto la vita amministrativa: cosa va, cosa non va nell’agire della Giunta. Con una domanda finale: qual è il grado di fiducia verso la persona del sindaco, Paolo Zanotto? Che, a diciotto mesi dalle prossime amministrative, vede consensi pari al 45,3% del campione. [//]Di più della somma dei voti del Centrosinistra in città prima dell’era Zanotto (più o meno il 35%), ma cinque punti lontano dalla riconferma.
Il dato – per gli esperti di sondaggi, spin doctors e consulenti del sindaco – non è però confrontabile. Per sapere se i Veronesi rivogliono o meno ancora Zanotto come sindaco manca il dato più importante: la figura del challenger. Se è Alfredo Meocci è un conto; se è Flavio Tosi un altro; se è Alberto Giorgetti un altro ancora.
Non sarà perfetto, però politicamente qualche osservazione può essere fatta.
La prima: l’effetto della Lista Sironi, sembra sfumato. Ed è prevedibile che, a distanza di cinque anni, l’effetto sull’elettorato del primo sindaco-donna della città sia terminato.
Il Centrosinistra quindi ripartirà da una posizione di minoranza.Come recuperare?
La prima idea a Palazzo Barbieri è quella di replicare il modello vincente. Se prima c’era Michela Sironi in rotta di collisione col Centrodestra, oggi ci sono gli arrabbiati tenuti fuori dalle liste delle politiche: da Annamaria Leone (che però non si sa quale peso reale abbia a Verona città) e i carolliani che, invece, qualche carta da giocare in più ce l’avrebbero.
Da qui una diplomazia sotterranea, ma reciproca, per verificare i punti di possibile convergenza. L’impressione è che un fronte “badogliano” esista e che sia pronto a muovere.
Attende soltanto il 12 aprile: se Romano Prodi entrerà a Palazzo Chigi, per Zanotto il problema sarà piuttosto quello di “tener fuori” i badogliani che arriveranno in massa, pronti per un qualsiasi posto di sottogoverno.
Se invece Silvio Berlusconi riuscirà nella sua impresa “impossibile” e manderà in pensione la Mortadella, per Zanotto inizierà il conto-alla-rovescia. Perchè il redde-rationem arriverà anche per Verona e difficilmente i badogliani cambieranno casacca. Notoriamente il maresciallo d’Italia e dell’Impero raramente rischiò davvero del suo. Anzi. Il Centrodestra avrà davanti tredici/quattordici mesi per rosolare a fuoco lento la Giunta Zanotto, bloccarla nella sua attività quotidiana e portarla lessata al voto. Certo che se persino Swg riporta che Zanotto non ispira fiducia nella maggioranza dei Veronesi dopo tre anni, qualche pensiero Palazzo Barbieri lo dovrebbe fare…
L’Adige, 18 Marzo 2006, pag. 1