Aria di ottimismo tra gli operatori vitivinicoli presenti al Vinitaly, il Salone dei vini e distillati più grande del mondo che ha aperto giovedì fino a lunedì prossimo. La conferma che il settore stia uscendo dalla crisi degli ultimi anni arriva proprio dai numeri di questa edizione di Vinitaly: record di buyer esteri preregistrati, con un aumento del 45% rispetto al 2005; 4.200 espositori (circa 150 in più rispetto al 2005), 600 dei quali hanno già avuto 13.000 precontatti per incontri “one to one” attraverso il servizio Internet “Buyer’s Club” predisposto da Vinitaly; superficie netta espositiva passata da 75 mila a 80mila metri quadrati. [//]
«La fiera – ha dichiarato in occasione dell’inaugurazionedi giovedì Luigi Castelletti, presidente di Veronafiere – è cambiata nella struttura, ampliata ulteriormente quest’anno con due nuovi padiglioni da 20mila metri quadrati, e nell’organizzazione, così oggi la rassegna è diventata una piattaforma di attività e di relazioni al servizio del comparto. Vinitaly è ora un sistema integrato che mette insieme produttori, associazioni di categoria, cooperazione, istituzioni, distributori e consumatori. Il risultato non è una manifestazione di 5 giorni, ma un prodotto che dura tutto l’anno».
«Abbiamo metabolizzato la difficile congiuntura migliorando anche la struttura delle nostre aziende – afferma Piero Mastroberardino, presidente di Federvini – e alcuni mercati importanti, come ad esempio gli Stati Uniti, stanno dando segnali positivi per la valorizzazione dei vini italiani, caratterizzati dal forte legame con il territorio».
«L’aumento degli espositori e degli operatori specializzati già accreditati, ma anche dei visitatori previsti in arrivo da tutto il mondo – afferma Flavio Piva, neo eletto condirettore generale di Veronafiere – è un indicatore della ripresa del settore a livello mondiale, ma anche dell’importanza di Vinitaly, che si conferma una rassegna in grado di dare risposte mirate alle esigenze delle singole aziende, qualsiasi sia la loro dimensione».
«Non tutti i problemi sono risolti – dice Andrea Sartori, presidente di Unione Italiana Vini -, ma è indubbio che il peggio è passato. Anche all’estero si respira un certo ottimismo per i vini italiani, ad esempio in Germania, dove l’economia sta riprendendo fiato, e nel Regno Unito, dove il nostro export è in aumento. A Vinitaly avremo modo di sentire il polso del mercato, di incontrare compratori e operatori della ristorazione, ma anche di confrontarci fra colleghi per capire le tendenze».
Secondo le rielaborazioni di Vinitaly su dati OIV, l’Ue rappresenta il 62% della produzione mondiale, con la Francia che conferma la sua leadership produttiva, seguita a ruota dall’Italia, mentre più staccata è la Spagna. Questi tre Paesi rappresentano da soli circa 150 milioni di hl, guidando la classifica dei principali Paesi produttori mondiali. Terzi sono gli Stati Uniti, con poco meno di 20 milioni di hl. L’export mondiale ammonta a circa 77 milioni di hl di vino, con Francia e Italia ormai a pari merito nella graduatoria dei Paesi maggiori esportatori, appaiate a poco più di 14 milioni di hl. Ma mentre per l’Italia si tratta di un progresso, la Francia ha registrato nel 2004 un arretramento rispetto al 2003 quando era a 15 milioni di hl e l’Italia a circa 13.
Per l’Italia il vino rappresenta la prima voce dell’export agroalimentare nazionale, con una quota di circa il 20%. Nel 2005 l’export vinicolo italiano è ammontato a oltre 15,75 milioni di hl per un valore di poco inferiore a 3 miliardi di euro.
Sempre nel 2005, Germania e Stati Uniti sono stati i più importanti acquirenti di vini italiani, la prima in testa alla classifica in termini di quantità, la seconda in termini monetari. La Germania, tra l’altro, è il primo importatore mondiale di vino, seguito da Regno Unito, Usa e Russia.
L’Adige, 8 Aprile 2006, pag. 6