Ma Ciampi, saggiamente, ha valutato la situazione, la possibile strumentalità della proposta di Berlusconi, le reticenze di Prodi e della sinistra, la mancanza di coralità che -sola- avrebbe potuto portare ad una accettazione della proroga, magari con la riserva personale di temporaneità.
È prevalso il vecchio, saggio signore, consapevole della pericolosità della situazione e desideroso di chiudere in bellezza. C’è da levarsi il cappello.
Il pallino, nel gioco presidenziale, torna alla sinistra, come già lo fu quando la stessa indicò possibili candidati e, nonostante non poche resistenze, Berlusconi sostenne Ciampi che fu eletto al primo scrutinio. Al quarto sarebbe stato eletto comunque un candidato, con i soli voti della sinistra.
Ora la situazione è identica: a Camere riunite e con le rappresentanze regionali, il centro-sinistra è in ampia maggioranza, comunque e sicuramente dopo il terzo scrutinio.
Questa è la base realistica su cui non si può discutere e che non dà alternative. Si può ostacolare, come avvenuto per l’elezione del Presidente del Senato, ma non impedire.
Si lamenta uno sbilanciamento eccessivo a sinistra. E’ vero. Ma si deve ricordare che, seppur di poco, questo è il risultato del voto degli italiani, anche di quelli, non di sinistra, che hanno votato, per delusione di Berlusconi, per dargli una lezione, per l’inesistenza sostanziale di un partito di riferimento, per ripicca per la legge elettorale che ha tolto ogni potere agli elettori.
Si dice che ora la scelta sarebbe, chi sa perché?, solo tra D’Alema ed Amato, ma soltanto per una logica aritmetica e spartitoria: Bertinotti rappresenta i comunisti, Marini le margherite post democristiane. Mancano i DS e D’Alema è il loro presidente.
D’amato era in corsa già la volta scorsa e con il consenso tacito del centrodestra, ma fu bruciato da sinistra.
Ora bisogna valutare l’interesse del Paese, scegliere una soluzione di sostanza, non limitarsi alla apparenza ed all’emozione.
D’Alema è cordialmente antipatico, ha sempre un’aria di sufficienza e di arroganza, usa toni saccenti, non è l’italiano sorridente e piacevole.
Ma forse Scalfaro era più simpatico di lui?
D’Alema viene dal PCI, lo sanno tutti, però un politico di razza, realistica ma capace di fantasia, di confronto ed anche di accordo. Non a caso era stato definito l’ultimo togliattiano, anche ricordando il Togliatti dell’accordo con i cattolici per l’articolo sette della costituzione. Certo è un post comunista ma proprio pensiamo che sia peggio di un Bertinotti o Diliberto, di un Pecoraro Scanio o di un Zapatero, che non vengono dal PC ?.
Non ho nulla contro Amato ma sarebbe, per il Paese, in questa fase, una cura con l’acqua tiepida, una forte condiscendenza agli eventi del potere, un grande “dejà vu” che lascia labili ricordi, un uomo certo di alte capacità culturali ed intellettuali ma non di leadership politica.
Non piace ai liberaldemocratica perché troppo lontano dalla loro immagine di politico, ad AN per le antiche rivalità, e certo non ai post democristiani di centro destra cui ricorda antichi “compromessi storici”
I cattolici ricordino però che insegnano l’esistenza della ” grazia di stato” che dovrebbe illuminare i governanti e che la Provvidenza ha i suoi disegni: magari, in questo caso non… filo prodiani.
Se si vuole un bipolarismo reale, basato sul reciproco riconoscimento, con riforme non di parte ma di tutti, bisogna usare la virtù del coraggio della speranza e del realismo politico,e ricordare che se si vuole essere riconosciuti si deve riconoscere, che la politica dell’alternanza può dispiacere ma ha le sue regole che sono comunque meglio di quelle dell’immobilismo, che il compromesso al ribasso è sempre foriero di cattivi risultati. Brutalmente va detto che se il centrodestra deve masticare amaro, almeno ci scelga un prodotto di qualità.
L’Adige, 6 Maggio 2006, pagg. 1 e 3