Magari alla fine ci sbaglieremo -e come veronesi arrivati a questo punto, quasi quasi lo speriamo – però il tam tam dei partiti veronesi è abbastanza pessimista. Nel prossimo governo di Romano Prodi non ci sarà spazio per nessun non diciamo ministro (per carità, mancano dai tempi di Emilio De Rose, socialdemocratico, ai Lavori pubblici nel primo governo Goria, a.d. 1987), ma neppure sottosegretario veronese. [//]Nessun incarico di governo a rappresentare la città.
Insomma, passiamo dai due sottosegretario del governo Berlusconi (Brancher e Bricolo) a zero.
Eppure, non era stato proprio il professore bolognese a promettere a Verona un ruolo di rilievo nel governo nazionale? e non era stato Paolo Zanotto ad annunciare aria nuova nei rapporti fra Comune e Governo nazionale nel caso di vittoria dell’Unione?
Certo, con Enrico Letta a Palazzo Chigi nel ruolo sino ad oggi occupato dallo zio Gianni, qualche politico veronese avrà filo da tessere nelle relazioni romane. Gian Pietro Dal Moro, ad esempio, che potrà contare su un’amicizia di lunga data e di tempi “non sospetti”. Ma la “cinghia di trasmissione” Governo-Comune in vista delle Amministrative del prossimo anno a quanto pare non ci sarà. Manca quel tassello fondamentale della presenza di un veronese in una delle stanze del potere romano.
Per carità, ci saranno tempi e modi per trovare accoglienza alle istanze zanottiane sui tavoli governativi, ma non sarà la stessa cosa. Per Zanotto una decisione che non può certo far piacere e che rende meno agevole il percorso verso la non facile riconferma; per la città, l’ennesima occasione sprecata. Ma che la nostra classe dirigente sia quella che sia, non è certo una novità delle ultime ore…
L’Adige, 13 Maggio 2006, pag. 1