Quale scenario apre il risultato referendario? Le dichiarazioni del vincente centrosinistra sono di riaprire il dialogo con il centrodestra per nuove “condivise” riforme Costituzionali[//]. Il centrodestra si lecca le ferite e dice ” vedremo”. In realtà sarà ben difficile riprendere un discorso riformatore dopo quanto è avvenuto. Si è tentata una riforma, il paese ha detto che è meglio mantenere l’attuale assetto così come. Perché il centrodestra dovrebbe prestarsi al riconoscimento dell'”errore” ed anche consentire che il centro sinistra rifaccia, pur diversamente, ciò che è stato bocciato dal paese? Inoltre, se -come dice Fassino- questa era una riforma inutile, perché riprenderla in mano? In realtà la situazione è più incancrenita di prima, più bloccata, più tesa. Prodi sa bene che non sarà facile avere sconti, Rutelli è consapevole che le modifiche costituzionali a colpi di maggioranza, in Italia, le ha fatte per primo il centrosinistra poi il centrodestra, in futuro non le farà nessuno per un bel pezzo. D’Alema è ben convinto che di commissioni bicamerali non se ne faranno più e per lungo tempo. Non sarà facile neppure trovare un accordo per una Costituente. Se il popolo ha detto no, non lo ha detto sui mezzi usati, (Commissione Bicamerale, o articolo 138, o Assemblea Costituente) ma sul merito. Il vero vincitore, in termine di immagine, è Scalfaro, quello del “Non ci sto”, che ben rappresenta per età, longevità, comportamenti politici ed istituzionali, la nostra Carta Costituzionale, con le modificazioni ora valide fatte a risicata maggioranza dal centrosinistra. Una Costituzione che abbiamo e rispettiamo, come facciamo con i nonni e i genitori anziani, ma che non rappresenta più la realtà e le esigenze del Paese attuale. La prospettiva è quindi che sulla Costituzione vi sarà un lungo sonno, perché un dialogo su di essa sarebbe doppiamente contraddittorio. Sulla possibilità di dialogo, le chiacchiere romane ci dicono di caldi e premurosi rapporti tra Casini e Rutelli. L’ipotesi sarebbe quella di scrollare il bipolarismo, fare un accordo al centro e superare l’attuale confronto, sostituire con l’UDC Rifondazione e gli altri “estremisti”. Un governo Prodi con Rutelli, Casini e D’Alema, celebrante Fassino? È vero che, in politica e nella vita non bisogna mai dire mai, ma il troppo è troppo. Non abbiamo dubbi sul cinismo dei nostri leaders, ma li sappiamo attenti al seguito delle vicende. Inoltre e nonostante tutto, perché i DS dovrebbero sbarcare Bertinotti, appena così bene insediato, per favorire Casini e soprattutto Rutelli e le nostre margherite? Casini può davvero pensare di avere in cambio in futuro la Presidenza del Consiglio dopo Prodi? E senza elezioni? E con questa legge elettorale vergognosa? La base elettorale di centrodestra che politicamente rappresenta la metà degli elettori come valuterebbe quella linea dell’UDC dopo aver sofferto le posizioni -peraltro leali- di Follini e Tabacci contrastate e sconfitte proprio da Casini? Tutto questo non ci sembra possibile. Berlusconi e Prodi hanno giocato l’ultima partita vera. Ognuno dei due deve ringraziare -nel bene e nel male- i propri collaboratori: quelli che -non da ora- hanno fatto perdere Berlusconi e quelli che hanno fatto vincere Prodi, pur dopo averlo crocifisso in un passato recente. Ma, entrambi hanno il gioco a termine. Per Prodi si tratta di consolidare il centrosinistra riuscendo a governare -nonostante le gravi difficoltà- il più a lungo possibile e magari, ove avvenisse, puntando alla presidenza della Repubblica, ormai riservata agli ottuagenari. Per Berlusconi ci potrebbe essere, ma forse non ci sarà, lo sforzo di creare un’aggregazione di centro destra da opporre ad un partito democratico per stabilizzare il nostro sistema su un modello europeo e occidentale. Non è però possibile che la politica si sia ridotta all’analisi delle possibili prospettive politiche dei leaders, allo studio delle tattiche e delle strategie, alla confusione delle identità e dagli sbarramenti di potere. Ma al Paese, chi ci pensa? Non possiamo sempre sperare nello stellone d’Italia. Questo è un Paese, dove troppi, quando piove, gridano “Governo ladro”, e poi corrono a seguire i loro “affari”: nelle banche, nel calcio, nella borsa, nella Rai, negli appalti, nella stampa, negli enti pubblici, nelle privatizzazioni fasulle, nelle associazioni di categoria. Tanto i veri poteri sono sempre in servizio: sono i grandi burocrati ai vertici centrali dei Ministeri, degli enti finanziari, previdenziali, della amministrazione del fisco, nelle Authorities, dove il popolo non vede, non sente e soprattutto non conta. Del resto ciò avviene anche per i suoi rappresentanti eletti. La nostra è una democrazie malata, difficile da curare, con acciacchi antichi e nuovi. Ci vorrebbero medici preparati, bravi, onesti, coinvolti nell’impegno. Purtroppo le “Università” della politica non ne producono più: preferiscono attori ed attrici, star della tv e dei concorsi di bellezza, predicatori o demagoghi agguerriti. Passerà, si migliorerà, tutto cambierà: come dicevamo 15 anni fa, sotto la grandine di tangentopoli.