Centrosinistra, l’autodistruzione si chiama Prodi
Non si sfasceranno da soli, come forse sperano nel centrodestra, che non preme più di tanto perché non è pronto, né si sta preparando, ad alcuna successione. Ci stanno andando però molto vicino, ed il problema sembra essere Prodi[//]. Nel Transatlantico ed intorno a Montecitorio si tocca con mano l’insofferenza dell’Unione, la sorpresa, il timore di situazioni sempre peggiori. I più critici sono proprio i parlamentari del centrosinistra divisi tra di loro su molte cose ma uniti nella critica interna: mancanza di leadership unitaria, protagonismo personale, carenza di coordinamento, stanchezza dei senatori costretti a presidiare l’Aula e a pregare per la salute degli ultraottantenni senatori a vita. I più teneri dicono che Prodi sta battendo in breve tempo le “gaffes” di Berlusconi, con l’aggravante che Prodi è un politico di lungo corso non un “imprenditore prestato alla politica”. In poco tempo gli elementi di crisi si sono fatti numerosi, incidendo peraltro su due argomenti dove i DS e la Margherita ed ancor più Prodi sono ipersensibili: la grande finanza, le concentrazioni bancarie e il business telefonia e comunicazioni. È palese per chi è minimamente informato che Prodi deve e vuole pagare qualche debito alla finanza “cattolica” e favorire le ambizioni strategiche del potentissimo banchiere bresciano Bazoli. Altrettanto che questa linea non è gradita ai DS, debitori e legati alla grande realtà e dalle strategie dei Paschi senesi e loro collegati, senza contare le permanenti ambizioni finanziarie delle coop. In questo si inserisce la vicenda Telecom, lo scontro senza precedenti tra un Presidente del Consiglio e quello del più grande gruppo italiano, finora coccolato ed agevolato. Qui inizia un percorso che sembra surreale di affermazioni e smentite, di non vado e vado, mi dimetto o si dimette il collaboratore. Ma che vuole questo Parlamento? Andare è roba da matti! Al di là delle considerazioni sullo “spettacolo” i problemi che agitano la maggioranza nei rapporti con il Premier e tra di loro, sono molti e complessi, e stanno logorando molti rapporti già tesi di per sé. Gli alleati dell’Unione non apprezzano il metodo monocratico, da sovrano, del Premier; non ci stanno a dover ratificare e giustificare, ad essere condizionati da un minoritario gruppetto di Prodiani, da Parisi a Rovati, dal clan bolognese o da quello bresciano. Vedono ormai rotte di collisione: con il Parlamento ed hanno determinato interventi pesanti di Bertinotti e Marini e sommosse nelle aule; nel Governo stesso che non riesce a definire una politica per la finanziaria che tenga insieme il rigore annunciato da Padoa Schioppa sulla spesa e la difesa dello Stato sociale e assistenziale dei Ministri più “radicali”. Senza contare le linee dure della politica fiscale aggressiva ma anche pasticciona di Visco. Collisioni ci sono anche con partiti e opinione pubblica della stessa maggioranza per le dichiarazioni, giunte a tutta la stampa internazionale, sulla sicurezza del Papa, cui il Presidente Prodi sembrava proprio disinteressato. Dopo avere propagandato il ruolo delle forze armate italiane in Libano ora si assiste alle autorevoli dichiarazioni internazionali sulla situazione militare di impotenza, di pura osservazione di ciò che avviene in Libano. Come la precedente UNIFIL da decenni inutile spreco di denaro dei contribuenti. Gli alleati ci ringraziano, Kofi Annan plaude, lieto di avere – in un decennio di Segretariato Generale dell’ONU – portato i caschi più o meno blu – da ventimila a centoventimila. Con quali costi possiamo immaginare e con quali risultati sappiamo. Quanti aiuti alimentari e di cooperazione internazionale a avrebbero coperto i loro giustamente lauti stipendi e le spese militari connesse per mezzi e gestione? Sono domande che i pacifisti dell’Unione si pongono, indipendentemente dalle processioni dei frati di Assisi. Penultima trovata: la Cina non viola i diritti civili, possiamo togliere l’embargo alle forniture di armi. Grande sollazzo di Verdi, Rifondazione, Comunisti Italiani, senza parlare della Bonino e dei radicali socialisti. L’ultima è quella dei pubblicizzati ottimi rapporti con il leader iraniano, quello che vuole distruggere Israele e che afferma che la Shoà è stata un’invenzione degli Ebrei. Le sinistre si chiedono perché se ne occupa solo Prodi con tanti leaders di paesi importanti. E’ la lista della spesa del Presidente fino a tutto settembre. Poi verrà la Finanziaria. Il centrosinistra non ha voglia di far spesa a scatola chiusa: ognuno vuole guardarci dentro e con i propri occhiali. Il Paese però non vuole altre difficoltà e non vede alternative reali ma altra confusione ed impotenza. Nonostante tutto immagina con terrore che le apparizioni tristi e preoccupanti di Fassino vengano destituite da quelle drammaticamente umili di Bondi. Tutto ciò avviene a pochi mesi dalle elezioni amministrative, e influenzerà un elettorato di centro che ha votato a sinistra, e che sembra sopraffatto dalla delusione.