Conoscete un monopolista pubblico che controlla – ovviamente – un mercato, tiene a bada la concorrenza grazie alle normative dello Stato, che beneficia di un mercato importante e interessante e che, ciò nonostante, nessuno vuole? [//]Io sì, ne conosco uno. Anzi due. E il secondo (ma la lista non finisce purtroppo con questi casi così eclatanti) è veronese. Si chiama Agsm, la madre di tutte le municipalizzate. La madre di tantissime mazzette nella Prima Repubblica. Il monopolista dei servizi pubblici in città, che per cent’anni ha goduto di una posizione invidiabile: fornitore di acque ed energia ad una realtà economicamente brillante, sempre in crescita, e ad un tessuto sociale in espansione. Una realtà fatta di competenze umane (anche se storicamente sempre un po’ ridondanti nei numeri…) e professionali in grado di spaziare dalla costruzione di centrali idroelettriche, all’avvio del teleriscaldamento, alla gestione di impianti di depurazione di ultima generazione, alle reti a banda larga. Oh, una realtà così – in una fase storica basata sulle privatizzazioni (almeno fino a che il consigliere di Prodi non ci farà cambiare idea a tutti quanti…) – dovrebbe essere non soltanto apprezzata, ma anche cercata, desiderata, fors’anche con cupita da altre realtà italiane ed estere desiderose di mattere le mani su questo ben di Dio…Invece non la vuole nessuno. In tutte le operazioni di aggregazione che hanno rivoluzionato il mercato energetico in Italia, nessuno ha puntato a chiudere realmente con la nostra Agsm. Troppo bella e cara? Oppure sotto la veste lucente c’è qualche magagna che allontana i pretendenti? In questo ricorda la nostra “ex” compagnia di bandiera: monopolista per cinquant’anni, titolare di rotte protette per legge, gestore di un mercato – quello italiano – che proprio secondario per l’aviazione civile non è. Anch’essa ricca di professionalità, competenze e strutture (tutte ridondanti nei numeri: una costante n’est-pas?). Anch’essa poten zialmente facile da accasare, ma che resta zitella tanto quanto l’Agsm. E allora bisogna chiedersi quale è la ragione: sono tutti ciechi e fessi gli altri operatori? Qual è il male oscuro dell’Agsm che nessuno vuole? Forse che da oggi fino al 2009 perderà 40 milioni di soldi nostri per un impianto – Cà del Bue – noto per le vicende giudiziarie ad esso legate e per l’obsolescenza delle sue tecnologie? Forse perchè il top manager che si è alternato negli ultimi dodici anni all’Agsm non ha brillato? Cosa ha significato e quanto ci è costato questo via-vai di manager, assunti e licenziati con contratti d’oro e penali altrettanto munifiche? Che credibilità ha avuto il vertice di Agsm sullo scenario nazionale dove si discutevano le alleanze che contano? Guardando ai risultati di oggi vien da pensare che, come in Alitalia, a tutto pensavano fuorchè al futuro, tanto comunque alla fine avrebbe pagato qualcun’altro… Ben fa Paolo Tosato, consigliere della Lega Nord a Palazzo Barbieri, a chiedere l’intervento della Corte dei Conti. Forse se qualcuno iniziasse a pagare di tasca propria, certe scelte verrebbero evitate. Un milione al mese di perdite soltanto per Cà del Bue: proviamo a recuperarli mandando a casa qualcuno? Proprio così, l’Agsm è la nostra Alitalia, Alwais Late In Take-off, Always Late In Arrivals, come dicevano gli Inglesi: sempre in ritardo al decollo, sempre in ritardo all’arrivo…