Fusione Banca Pop.Lodi-Banca Pop.Verona e Novara: la Curia lombarda scende in campo contro i mille600 esuberi previsti. Ed anche il sindacato bancari di Verona è in allarme: dal fondo pensione a rischio ai tagli fuori della Lombardia…
Il modus operandi è un po’ quello dell’acquisizione del Banco di San Geminiano e San Prospero, per chi ha buona memoria. Banche, dipendenti e Curia tutti a muovere le proprie pedine per migliorare le rispettive posizioni. [//]Accade così anche a Lodi dove il giornale della Curia “Il Cittadino” lancia l’allarme sull’incubo esuberi – 1600 persone in mezzo alla strada, 950 dei quali dirigenti – nel caso vincesse la Banca Popolare, in pole position grazie alla moral suasion di Bankitalia. Verona ha fatto sapere che gli esuberi non colpiranno Lodi, ma altre “piazze”. Quali? I sindacati interni della BPVN hanno alzato le orecchie: prima il taglio del fondo pensione, poi gli esuberi… Infatti, la notizia degli esuberi è arrivata dopo settimane di tensioni sul futuro del Fondo pensionistico interno della Banca di Piazza Nogara: un’ipotesi di revisione, avanzata dalla dirigenza dell’azienda, vede infatti tagli consistenti per i neo-assunti. Primo passo verso un ridimensionamento più generale? Questo, comunque, l’articolo de Il Cittadino sulle tensioni interne al CdA della Lodi che a fine settimana ha studiato le ipotesi sul tappeto. Secondo rumors qualificati della piazza milanese, la Popolare di Verona partirebbe avvantaggiata nella scelta. La sua concorrente, la Popolare Emilia, vanterebbe infatti minor capacità patrimoniale. E Bankitalia vuole per la Lodi una sistemazione definitiva, che chiuda col passato, facendola atterrare in una banca soldida in grado di reggere “tutto”. «Bocche abbastanza cucite tra i componenti del consiglio d’amministrazione della Popolare, all’indomani della seduta fiume che ha sancito che l’aggregazione sarà fatta o con la Popolare di Verona-Novara o con quella dell’Emilia Romagna. Si è trattato di un Cda combattuto, nel corso del quale non sono mancati i colpi di scena, le polemiche più dure, le puntualizzazioni piccate. Fra le tre fazioni che hanno dilaniato le prime ore del Cda (chi voleva una decisione immediata a favore della Verona-Novara, chi propendeva per la Milano, chi per l’Emilia) inutilmente avrebbe cercato di mediare il presidente Giarda, chiedendo la pausa di riflessione di una settimana, nel corso della quale poter incontrare i dipendenti. Alla fine, la decisione finale dovrebbe essere stata quasi unanime (solo due dei lodigiani più doc si sarebbero espressi per la scelta Milano-Emilia Romagna), in attesa della prossima decisiva tornata. Qualche indiscrezione nella giornata di ieri si è fatta strada: la prima è che gli advisor incaricati di valutare le ipotesi di aggregazione avrebbero fatto a chiare lettere il nome della Verona-Novara quale istituto da favorire nella aggregazione, facendo arrabbiare non poco alcuni dei consiglieri, che hanno ritenuto tale dichiarazione un’indebita ingerenza. Sarebbe la stessa Banca d’Italia a propendere per la scelta della Verona-Novara, una scelta condivisa anche da una larga parte del consiglio d’amministrazione e fors’anche dagli stessi grandi investitori che vedrebbero meglio soddisfatte le proprie esigenze di un guadagno immediato. La scelta dell’Emilia Romagna appare invece condivisa dalla maggioranza dei dipendenti-soci della Popolare Italiana, da numerosi esponenti della città di Lodi e – seppure a bassa voce – dallo stesso sindacato. Cosa accadrà nei prossimi giorni è difficile prevederlo. Ieri i dipendenti cantavano vittoria, inneggiando ad una vicina aggregazione con la Popolare dell’Emilia Romagna, aggregazione che tanto vicina non è. I dipendenti guardano con terrore alla fusione con la Verona-Novara, in quanto stanno circolando voci sempre più pesanti: si dice che qualora passasse una simile scelta, ci sarebbero sul tappeto ben 1600 esuberi, 950 dei quali da reperire nel settore dirigenziale. Da Verona avrebbero assicurato che tali esuberi verrebbero ricercati altrove e non a Lodi, ma questo non fa dormire sonni tranquilli a nessuno tra i dipendenti. Intanto già nella giornata di ieri sono iniziate le grandi manovre e i posizionamenti in vista del prossimo consiglio d’amministrazione che dovrà sciogliere la riserva se far sposare l’istituto di credito di via Polenghi Lombardo con Verona oppure con l’Emilia. Il prossimo appuntamento è imminente: si tratta di un seminario di lavoro tra i vertici della Banca Popolare Italiana e i funzionari, che si terrà in Sardegna. In quella sede Gronchi valuterà quali spazi di movimento possiede per riuscire a portare i dipendenti dalla propria parte e per colmare il solco sempre più profondo che è andato scavandosi tra l’amministratore delegato e i funzionari della banca lodigiana. Quanto ai soci del Lodigiano e del Sudmilano, molti sono ancora increduli per quanto è capitato in questi ultimi mesi e non riescono a capacitarsi come una banca che fino a un anno fa si dimostrava talmente solida da volersi mangiare in un boccone l’Antonveneta, possa essere caduta talmente in basso da dover essere costretta a un’aggregazione. Numerosi tra i soci affilano i coltelli in attesa dell’assemblea che dovrà prima o poi ratificare le decisioni del consiglio d’amministrazione». Qualsiasi decisione assumerà il Cda, sarà un’assemblea dalla quale ci si potrà aspettare di tutto e di più. E ieri a Lodi qualcuno iniziava a porsi una domanda che «Il Cittadino» si sente di fare propria. Il consiglio d’amministrazione potrebbe indire l’assemblea e presentarsi ad essa facendo scegliere ai soci con quale banca avviare l’aggregazione, se la Popolare di Verona-Novara o l’Emilia Romagna. Sarebbe una scelta democratica, sul cui risultato nessuno avrebbe nulla da dire».