Chi sono i trentini che scommettono su Verona
EuroBanca del Trentino raggiunge quota due a Verona. Infatti, dopo l’apertura della filiale a Parona di pochi mesi fa, la banca privata di Trento, appartenente al gruppo Banca Popolare dell’Emilia Romagna, si appresta a inaugurare il secondo sportello veronese[//]. Già operativa da qualche settimana, la nuova filiale è stata posizionata nel cuore di Borgo Venezia, quartiere strategico per la densità di potenziali clienti sia privati che imprese (basti pensare all’area della Valpantena). Ma la banca, guidata da Piero Santelli, presidente, ed Eugenio Garavini, direttore generale, non intende fermarsi qui. Infatti, è già in allestimento un nuovo sportello a Peschiera del Garda. Nata nel 2001 come merchant bank per iniziativa di alcuni imprenditori trentini, «EuroBanca – spiega a L’Adige il direttore Eugenio Garavini – ha deciso nel 2004 di affrontare il mercato retail e oggi si presenta a Verona con un marchio che porta in se una connotazione geografica di qualità e serietà. Crediamo nella territorialità della banca, come riportiamo anche nella nostra mission, e nella capacità di saper ascoltare il cliente nella sua caratterizzazione locale. Questa filosofia vogliamo che sia trasmessa anche nella scelta del personale e per questo, quando abbiamo costruito la squadra di Verona sono state cooptate persone con una forte caratterizzazione locale e una profonda conoscenza del territorio». Quindi vi presentate a Verona con una struttura di banca universale, che vuole dedicare ampio spazio al rapporto diretto con il cliente allo sportello? Pur operando in una strategia multicanale, supportati anche dagli strumenti della capogruppo Bper, il nostro approccio per Verona, così come accade per le filiali trentine, è di attenzione e cura al cliente privato-famiglia e alla piccola e media impresa. Oggi è ancora fondamentale instaurare un rapporto personale con i clienti, una relazione che deve diventare conoscenza del cliente e delle sue esigenze. Per i clienti privati la presenza e l’assistenza allo sportello rappresenta un momento fondamentale nella relazione banca-cliente, che non può essere limitata ad un rapporto gestito esclusivamente in via telematica. Per quanto riguarda invece la piccola e media impresa, essa rappresenta il dna della nostra storia. Quando parliamo di Pmi intendo aziende che vanno dai 2-3 milioni di euro ai 20-30 milioni di euro, cioè quelle aziende che sostengono l’economia del nostro territorio e sulle quali è necessario instaurare un rapporto di fiducia e supporto. Rimanendo sul tema piccola e media impresa, per una banca del territorio come la vostra come gestite le imprese clienti che si “avventurano” nei mercati internazionali? Attraverso Eurobanca siamo in grado di gestire nel loro complesso il rapporto tra impresa e mercato sul territorio domestico, l’Italia. Anche sul fronte estero non abbiamo problemi, perché se i nostri clienti intrattengono relazioni commerciali con paesi esteri o intendono svilupparsi in questi paesi, ci appoggiamo alla struttura di rappresentanze internazionali della Banca Popolare dell’Emilia Romagna. Con questa struttura della Bper possiamo garantire una piena assistenza dell’impresa e una competenza anche nei mercati internazionali. La capogruppo Bper è già presente a Verona con 8 filiali, l’ultima è quella aperta a Villafranca. EuroBanca entra nella nostra città con altre tre. Questo ingresso a Verona è stato concordato strategicamente con la capogruppo? Quali sono gli obiettivi dell’operazione di sviluppo a Verona? Verona è una piazza importante. Il nostro ingresso e attuale sviluppo a Verona e quello della capogruppo rappresentano un fattore di integrazione e non competizione tra le due realtà. La Bper ha sviluppato negli anni una strategia non di fusione con altre banche, ma ha deciso di dare spazio ad operazioni di localismo gestite da banche locali del gruppo. Noi siamo entrati in Bper con una forte autonomia locale, il nostro Cda è espressione del territorio dove operiamo, ma la forza competitiva che riusciamo ad avere assieme alla capogruppo è indiscussa. Con dieci filiali possiamo posizionarci bene sulla città e sulla sua provincia, garantendo una buona e capillare copertura sul territorio e sulle sue aree produttive. Avete ulteriori obiettivi di crescita sul Triveneto? Eurobanca ha creato una partenership con la Banca Popolare di Marostica, che detiene anche una partecipazione in Eurobanca. Noi operiamo nel Triveneto, ne è una dimostrazione che dopo le tre filiali trentine, siamo entrati nel mercato veronese, ritenendolo una piazza strategicamente importante per il suo tessuto economico-sociale. In questi due anni abbiamo fatto importanti investimenti e ne prevediamo ulteriori anche nel prossimo triennio sul territorio del Triveneto. Nel piano sportelli del 2007-09 che presenteremo a fine anno, è plausibile prevedere l’apertura di altri 5/6 sportelli in Veneto. A fianco di questo sviluppo, parliamo dei vostri prodotti. Come indicato già in occasione del vostro sbarco a Verona, EuroBanca vuole proporre all’interno del suo pacchetto d’offerta, prodotti bancari ad elevato contenuto etico… Per quanto riguarda i prodotti dedicati ai clienti privati, abbiamo fatto una scelta che prevede a fianco dei prodotti tradizionali anche prodotti “socialmente responsabili”. Un esempio di questi sono le carte prepagate emesse in co-branding con organizzazioni quali Wwf, Telefono Azzurro o Amnesty International. Con queste prepagate, per ogni emissione di carta e per ogni operazione effettuata, la nostra banca destina una percentuale dei ricavi a queste associazioni e organizzazioni. Inoltre, siamo partner di Etica Sgr, la società di gestione del risparmio della Banca Popolare Etica (con la collaborazione della Banca Popolare di Milano e con il successivo impegno di ICCREA Holding – Banche di Credito Cooperativo – e Banca Popolare di Sondrio, ndr), della quale collochiamo i fondi, che hanno una forte sensibilità sulla responsabilità sociale. Per quanto riguarda i tradizionali e più diffusi prodotti, li offriamo e gestiamo anche grazie all’appoggio del gruppo che abbiamo alle spalle. Per concludere, e a fronte di quanto detto, ritiene che in uno scenario nazionale fatto di grandi fusioni passate e recenti (da ultimo il caso Intesa – San Paolo), ci sia ancora spazio per piccole realtà territoriali? Negli ultimi anni se da una parte abbiamo assistito alla fusione di banche e alla conseguente nascita di grandi gruppi bancari, dall’altra si sono affermate realtà locali, con un forte connotato territoriale. In Italia si sono percorse due linee di condotta opposte, ma in grado di convivere. Sono due strategie di approccio al mercato completamente diverse, ma che operano su target diversi e con obiettivi diversi. Per il sistema-Italia è un bene la nascita e crescita di gruppi bancari capaci di competere sullo scacchiere internazionale europeo. Però, da un altro punto di vista, in un paese come il nostro, ricco di realtà locali con evidenti caratterizzazioni c’è ancora spazio per realtà bancarie territoriali. È il mercato stesso che lo chiede e a conferma di questo basti guardare i risultati che stanno ottenendo le banche di credito cooperativo, le ex casse rurali, che sono la massima espressione del localismo bancario in Italia.