Tutti sono felici per l’operazione del Banco Popolare di Verona e Novara, io non posso essere da meno, fidando nel Presidente Fratta e sperando che ricordi l’impegno di mantenere “il radicamento al territorio” e cioè che la Banca è nata a Verona[//], è diventata grande a Verona e quindi deve essere grande prima di tutto per Verona. L’esempio della Cassa di Risparmio non è stato esaltante, così come non lo è ora con Unicredit, basta entrare nelle filiali di questo ultimo Istituto per rendersene conto. I veronesi, soci e non della Popolare, non vogliono essere numeri, ma persone che trattano con persone anche delle loro difficoltà e vogliono essere compresi così come parlano nella “loro” banca. Questo penso che l’amico Fratta lo ricordi, quando deciderà della gestione “paritaria” della nuova banca. Quello che più mi fa paura è una società suddivisa al 50% , ma come è andata bene con la Popolare dei Santi, e con Novara spero che avvenga anche con la Lodi. Fatta questa premessa doverosa, ritorno al mio compito settimanale sulla nostra città, che è collegato, però, a questa grande operazione e precisamente al “Polo Finanziario”. Le dichiarazioni del Presidente Fratta e dell’Amministratore Delegato Innocenzi sono ben significative che oramai lo spirito che dette inizio alla grande idea di costruire un centro finanziario alternativo a Milano, è oramai sfumato e l’idea è diventata null’altro che una operazione immobiliare, dove confluiranno i vari uffici bancari sparsi per la città, di Unicredit (forse), di Banco Popolare e Cattolica, e nulla più. La colpa di questa riduzione del progetto, da centro richiamante altre realtà finanziarie, a semplice centro direzionale, è purtroppo ancora una volta del nostro Sindaco che si è fermato al solo contratto capestro sottoscritto con Fondazione e che poi il Comune non ha rispettato. Invece di andare a tagliare nastrini di piste ciclabili, doveva andare a cercare quegli istituti finanziari che parevano interessati ad acquistare terreno e costruire qui a Verona le loro sedi in alternativa a Milano, era lui e lui solo che doveva rappresentare la città ed offrire quanto la Comunità Veronese stava facendo con un enorme sforzo finanziario e cedere le aree, anche a costi di favore pur di ottenere, per esempio, la presenza di una banca giapponese, americana, o dei paesi emergenti. Questo era il fine per cui si è “sacrificato” il patrimonio del Comune di Verona, con promesse del Sindaco di eseguire opere faraoniche gratuitamente, ed ora invece “scopriamo” che è una operazione immobiliare e come dice Fratta “Quando avremo risposte dall’amministrazione su come e quando si potrà costruire progetteremo anche i contenuti” (L’Arena del 18/10/06): affermazione ben significativa! Ancora una volta ci accorgiamo che il Polo finanziario è già finito e non sta procedendo come il Sindaco dice e scrive!! Però le spese ci sono e le dobbiamo pagare.