Dalle preesistenze di Turner
La nascita dell impressionismo e della nuova interpretazione del paesaggio. “Turner e gli impressionisti” allestita al Museo di Santa Giulia a Brescia, illustra attraverso 270 opere[//] suddivise in 5 sezioni, gli artisti che dagli albori del XVIII secolo hanno contribuito alla nascita di questo stile pittorico. Nella prima sezione il percorso comincia dagli inglesi Constable e Turner, precursori della nuova tecnica e ispiratori degli artisti successivi. Infatti, il realismo che si tramuta in lume nuovo sulle cose di Constable, viene ripreso in seguito dagli artisti della scuola di Barbizon (presentata nella terza sezione), mentre la dissoluzione della natura nella luce e nei colori di Turner, ispira successivamente l’opera di Monet. La seconda sezione, intitolata Dall’Accademia al primo plein air, illustra l’evoluzione del paesaggio scenografico e artificiale, tipico della rappresentazione mitologica e delle Sacre scritture, a natura studiata dal vero da parte di pittori francesi come Corot, Granet, Constantin, Valenciennes. Questo approccio è la base da cui partono gli artisti della scena parigina qualche decennio più tardi. Dai primi anni trenta l’impressionismo, quindi, guadagna gradualmente rilevanza al centro del mondo dell’arte, avendo iniziato una rottura con l’approccio teorico ed estetico del paesaggio classico. La natura non è più pittoresca e idealizzata, ma è riscoperta mediante un approccio che ne valorizza le manifestazioni. Questo passaggio viene analizzato nella terza sezione intitolata Da Barbizon al primo paesaggio impressionista. Dalle foreste attorno a Parigi rappresentate da Compiègne, Montmorency e Louveciennes, si giunge alla foresta di Fontainebleau con le sue frazioni, Barbizon (che da il nome alla scuola), Marlotte e Chailly, dove artisti come Corot, Français e Huet, attraverso i loro quadri, posero un punto di passaggio dalla pittura accademica di paesaggio in Francia, agli impressionisti. Ai loro esordi anche Monet, Bazille, Sisley e Pizarro dipinsero in questo stesso luogo rielaborando l’opera dei maestri più anziani e sviluppando un’attenzione affatto nuova per i fattori atmosferici e la loro combinazione con la luce. Il cuore di tutta la mostra, però, è la quarta sezione, intitolata Paesaggi dell’impressionismo. In questa sono raccontati quasi quarant’anni di pittura, dai primi anni settanta ai primordi del nuovo secolo, dove il linguaggio impressionista raggiunge il suo compimento e viene ulteriormente arricchito da elementi di novità da parte di singoli artisti, come Manet, Gauguin, Monet, van Gogh, Cézanne, Sisley. L’impressionismo nasce spontaneamente, senza un manifesto stilato a priori in un momento preciso, grazie al confronto che ha animato i suoi interpreti alla ricerca della bellezza della natura in ogni suo dettaglio; spesso infatti, l’apporto di un pittore è leggibile nell’opera di un altro. L’intento di questa sezione è restituire il senso di tale spirito e ricerca. La quinta e ultima sezione, dove sono presentati molti dei capolavori più alti di tutta la mostra, è dedicata al giardino, luogo in cui diversi impressionisti hanno realizzato le loro opere, fra questi Manet , Bazille, Caillebotte, Pizarro,van Gogh. Il tema del giardino è però forse quello che per eccellenza va ricondotto all’opera di Monet e al tempo ultimo della sua vita a Giverny. La mostra infatti si conclude, lontanissima da dove era partita, già ben dentro il XX secolo, eppure vicina a diverse opere di Turner dei primi dell’Ottocento.