A Cesare quel che è di Cesare: l’idea è di Claudio Orazi, sovrintendente all’Arena: nel 2013 facciamo di Verona la capitale europea della cultura e celebriamo degnamente il centenario verdiano. Idea lanciata dalle colonne de L’Adige all’inizio dell’ottobre 2005 e poi riemersa, di tanto in tanto, con tante adesioni di massima e pochi interventi concreti. Tanto che – è questo la dice lunga sulla vera voglia dei poteri della città di impegnarsi della cosa – che a riprendere in mano l’idea è la cacciariana Fondazione Nordest che da Padova e Venezia ha rilanciato l’idea. Cioè, il resto del Veneto punta a questo risultato per Verona, sperando di riuscire ad allargarne l’area di influenza positiva. Giustamente, secondo noi. Portare a casa questo obiettivo significa poter mettere mano a tanti grandi progetti che attualmente languono e cercare anche di mettere in fila, in bell’ordine, i tanti “contenitori” che da oggi ad allora saranno pronti e che si muoveranno senza un briciolo di coordinamento. Genova, che è Genova, con l’anno europeo della cultura 2004 ha portato a casa 250 milioni di euro a fronte di 190 di spesa. E si è rifatta il look, ha messo ordine nei suoi quartieri più degradati, e ha avuto un progetto operativo per dieci anni su cui in tanti hanno sbarcato il lunario. Insomma, avremmo dovuto vedere una corsa al target 2013 in città. Invece, adesso a sollecitarci sono i cugini padovani e veneziani. Giovedì sera in Letteraria hanno convocato un bel po’ di nomi per discutere della cosa. Sperando che con le chiacchiere arrivi anche un’agenda.