Parte con un grande successo di presenze qualificate Vinitaly India. All’inaugurazione della prima tappa a Mumbai (seguirà New Delhy il 17 e 18 gennaio) erano presenti i due principali importatori del Paese, Brindco e Sonarys,[//] che da soli coprono l’80% del mercato enologico indiano, oltre alle più importanti e prestigiose catene alberghiere, da Sheraton a Oberoi, Hyatt, Meridien, Taj, Kempiski, dove un’altissima percentuale del vino di importazione viene consumato. Oltre un centinaio i partecipanti ai seminari di degustazione e ai work shop, una ventina i giornalisti, mentre più di 300 sono stati i visitatori nel corso della giornata. Questo interesse è un buon segnale per il vino italiano, presente a Vinitaly India con una cinquantina di prestigiose aziende, ben decise a farsi spazio in un mercato giovane, ma molto promettente e di enormi dimensioni. Erano presenti all’inaugurazione Camillo Cametti, consigliere di amministrazione di Veronafiere, che ha anticipato le novità della prossima edizione di Vinitaly in programma dal 29 marzo al 2 aprile prossimi (www.vinitaly.com) con i produttori indiani a Verona per la prima volta, Giorgio Serra, direttore di Buonitalia (società del Ministero delle Politiche Agricole e Alimentari per la promozione all’estero), e Vittorio Mecozzi dell’Ice di Mumbai. Dopo Mumbai, Vinitaly India sarà a New Delhy, così da portare nelle due città a più alto consumo di vino la produzione italiana. Mumbai, città cosmopolita, cuore commerciale e capitale della moda e della cinematografia targata Bollywood da sola rappresenta il 40% del mercato enologico nazionale. In questa città da 18 milioni di abitanti vive una buona fetta della upper e della middle class del Paese, attratta dagli stili di vita occidentali. In India il consumo di vino rappresenta meno dell’1% del mercato complessivo di bevande alcoliche, per un ammontare nel 2004-2005 di circa 5,85 milioni di litri. Di questi solo 900 mila erano d’importazione, 600 mila dei quali in bottiglia, gli altri sfusi. Primo fornitore di vino dell’India è la Francia, seguita da Italia, Australia, Stati Uniti e Cile. Il valore dell’import è stato, sempre nel periodo 2004-2005, pari a circa 5 milioni di dollari, per un valore al consumo di 16 milioni, pari a circa il 35% del mercato enologico globale. Nei primi 9 mesi del 2006 l’Italia ha esportato in India quasi 166.500 litri di vino, per un valore di oltre 882 mila euro. Ancora poca cosa, ma rispetto allo stesso periodo del 2005 la crescita è stata di quasi il 40%. Più di una ventina i produttori italiani presenti tra New Delhi e Mumbai, con oltre 300 etichette. Oltre ad aprirsi al consumo di vino, l’India sta diventando anche un Paese produttore. Per alcuni governi locali, come ad esempio nel Maharashtra, dove a 200 chilometri da Mumbai si trova quella che è considerato la Napa Valley indiana, il settore viene incentivato. “L’India è una realtà promettente – dice Camillo Cametti – ed è questo il momento di seminare, così da esserci quando i numeri del consumo diventeranno importanti. Da sfruttare l’appeal che il made in Italy ha sui consumatori con alto potere di acquisto, ma bisogna essere dotati di una grande capacità di contaminare i gusti locali. Per questo servono azioni che promuovano il ‘sistema Italia’ nel suo insieme. Promettente anche la possibilità di realizzare joint-venture e di fornire know-how tecnologico alla nascente industria enologica nazionale”.