Continua il momento d’oro del Recioto. Nel Veneto i vini dolci passiti salgono a 2 milioni di bottiglie
I consumatori del Veneto confermano ancora una volta la fedeltà al Recioto – Recioto di Soave Docg e Recioto della Valpolicella, tra i vini dolci: il prodotto è conosciuto, continua a piacere e il rapporto qualità prezzo si mantiene soddisfacente. Questo è quanto emerge da una recente indagine, condotta a livello nazionale dall’Associazione Città del Vino, su un campione di 230 enoteche, [//]sparse in tutta Italia, allo scopo di verificare l’apprezzamento per i vini dolci da parte degli italiani. Cinque le domande: il numero di etichette di vini passiti presenti in enoteca; la regione più rappresentata; il vino passito più richiesto; il profilo del consumatore tipo; il periodo dell’anno a maggior richiesta per questi vini. Dall’indagine emerge che ogni enoteca veneta ha una referenza di 18 etichette riservate ai passiti e il Veneto, con i suoi Recioti, è la regione più rappresentata, seguita a ruota da Sicilia e Trentino; la clientela risulta varia, mentre la domanda è costante tutto l’anno. Un risultato molto significativo per il Recioto di Soave Docg, che ha inaugurato il periodo della pigiatura delle uve passite, come da tradizione, alla 32° edizione della Montefortiana, la corsa podistica che ogni anno attira oltre 25mila persone nella zona di produzione del Soave. «Celebrare pubblicamente e con tanta partecipazione l’inizio della pigiatura delle uve da Recioto – ha sottolineato Paolo Menapace, presidente della Strada del Vino Soave – ha un significato molto importante per tutto il territorio che noi promuoviamo. Il nostro Recioto di Soave è stato il primo vino del Veneto ad ottenere nel 1998 la Docg. E’ un po’ la bandiera della denominazione e di tutte le qualificate produzioni venete e si fa ancora come mille anni fa». Il Recioto di Soave Docg è infatti figlio di una tradizione vitivinicola, quella dell’appassimento, che accomuna molte aree di produzione del Veneto, in grado di produrre vini dolci passiti come il Recioto della Valpolicella, il Torcolato di Breganze, il Colli Euganei Moscato Fior d’Arancio, il Colli di Conegliano Torchiato di Fregona, il Colli di Conegliano Refrontolo Passito, il Lessini Durello Passito, il Custoza Passito, il Gambellara Recioto, il Gambellara Vin Santo. Tutti vini che rappresentano al meglio le principali provincie vitivinicole del Veneto. In base ai dati congiunti delle Camere di Commercio di Verona, Vicenza, Padova e Treviso, emerge infatti che la produzione totale media di vini dolci passiti del Veneto si attesta sui 2 milioni di bottiglie a fronte di un valore complessivo, franco cantina, che sfiora i 20 milioni di euro. Tra le produzioni venete la palma d’oro, in termini quantitativi e di valore, spetta alle produzioni veronesi: il Recioto di Soave Docg e il Recioto della Valpolicella, coprono insieme il 70% dell’intera produzione dei vini Doc passiti del Veneto, per un valore complessivo di circa 14 milioni di euro. «Registriamo una crescita produttiva costante per il Recioto di Soave Docg – nota Aldo Lorenzoni, direttore del Consorzio di Tutela del Soave – che dal 1998 è passato dai 2044 quintali di uve messe in appassimento a i quasi 5500 quintali di quest’anno. Si tratta di risultati significativi a testimonianza del fatto che l’intero “Sistema Soave” crede nel Recioto. A dare man forte alle scelte produttive perseguite da numerose nostre aziende giunge poi l’annata 2006, che si è caratterizzata per grappoli di garganega molto spargoli e favorita da un andamento climatico regolare. La scorsa vendemmia ci ha regalato infatti uve particolarmente adatte all’appassimento. Il resto lo fanno i consumatori, come dimostra la ricerca di Città del Vino: il Recioto piace perchè è un vino da abbinare a dessert così come a formaggi forti. Ha un profilo morbido che si presta alle sperimentazioni. La Garganega in appassimento infatti, acquista in polpa, possiede una bella ricchezza alcolica e vira sulla pera o sull’albicocca, lasciando sul palato il caratteristico sentore di mandorla amara del vitigno d’origine».