Onore al D’Annunzio della pittura
Finalmente Mario Cavaglieri. Una vera retrospettiva su di lui mancava da molti anni e a colmare la clamorosa lacuna provvede la città in cui è nato, Rovigo, con una mostra ampia in cui i suoi selvaggi “colori primordiali”, che sconvolgono ancora i sensi raccontando di belle donne e di salotti alla page, si confronteranno con [//]i toni più morbidi delle tele con cui nel suo rifugio di Peyloubère descriveva la pacata bellezza della natura. A Mario Cavaglieri non sono certo mancati riconoscimenti autorevoli, si pensi per esempio l’attenzione che dedicò all’artista il grande critico d’arte Roberto Longhi, ma mancava un monografica veramente organica. Quella curata da Vittorio Sgarbi e coordinata da Alessia Vedova presenterà 162 opere dell’artista e consentirà anche il recupero all’Italia di un nucleo di tele che, pur destinate al nostro Paese, erano trattenute da decenni in Francia. Ad ospitare la mostra, voluta dal Comune, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, dall’Accademia dei Concordi e dalla Provincia di Rovigo, saranno – dal 10 febbraio al primo luglio 2007 – gli spazi, recentemente recuperati, di Palazzo Roverella. Il percorso artistico di Cavaglieri (nato a Rovigo – Italia, 10/7/1887 morto a Pavie-sur-Gers – Francia, 1969) sarà interamente documentato: dagli esordi padovani insieme a Felice Casorati, alla grande stagione di Ca’ Pesaro e delle Biennali veneziane che consacrarono la preziosa ricercatezza della sua arte, fino agli anni del suo ritiro nella campagna francese. L’evento sarà anche una preziosa occasione per rileggere attraverso il fascino ed il mistero della sua pittura la storia, le contraddizioni e le diverse influenze dell’arte dei primi del Novecento. Cavaglieri fu certamente un pittore di raro edonismo, attratto dall’intrinseca eleganza dei salotti mondani di fin de siècle; si potrebbe quasi affermare che la sua pittura possiede un intrinseco incanto letterario; così alcune stoffe, cappelli, arredi, orologi, resi con opulenza barocca, sembrano affiorare dalle pagine dei romanzi dannunziani. Le opere dei primi soggiorni parigini risentono dell’intima ricchezza degli interni di Vuillard e di Bonnard e degli accordi coloristici del primo Matisse. Allorchè si considerino invece i dipinti della sua lunga permanenza nella residenza francese di Peyloubère, si avverte che il pittore, quasi inebriato dalla libertà e ormai lontano dalla mondanità degli aristocratici salotti cittadini, si sia dedicato a dipingere e disegnare instancabilmente la campagna, gli alberi in fiore, la sua dimora…fondendo bagliori di luci e colori veneti alla pittura di paesaggio dell’amico ferrarese De Pisis. In tutte le opere colpisce comunque la grande padronanza tecnica e materica dell’artista, capace di rendere quasi in maniera tattile sia gli arredi che i paesaggi, avvalendosi sempre di quella che Longhi ha definito una tavolozza ricca di “colori primordiali”. La rassegna sarà anche una preziosa occasione per scoprire numerosi dipinti inediti dell’artista, grazie anche agli approfondimenti critici maturati intorno alla pittura dei primi del Novecento. Le istantanee di Cavaglieri ci riportano nel bel mondo dove donne bellissime e sofisticate vivono languide esistenze avvolte nel lusso. La svolta nella vita dell’autore si ebbe con Giulia Catellini de Grossi che nel 1921 divenne sua moglie e che con lui si trasferì nel 1925 definitivamente nelle campagne francesi.