Blocco Padano del traffico . Il consuntivo di Legambiente
Torino, Genova, Milano, Padova, Verona, Venezia Mestre, Trieste, Bologna, Firenze, Roma. Napoli, Catania, Palermo. Sono queste le 13 città con più di 200 mila abitanti su cui l’APAT, l’agenzia governativa per la protezione ambientale ha condotto gli studi sull’impatto sanitario dell’inquinamento atmosferico. [//]Sono 8220 i decessi attribuibili in un anno al Pm10. Più specificamente, sono 8220 i morti che si potrebbero evitare se in queste città si portasse il Pm10 ad una media annuale di 20 microgrammi. “Anche pensando a questo – ha dichiarato Angelo Mancone, presidente di Legambiente Veneto – tanti Comuni hanno aderito al blocco. Si fanno carico di un problema che chiede soluzioni improcrastinabili. A loro va il nostro plauso, a loro chiediamo di aumentare le pressioni sul governo regionale e su quello nazionale” “20 microgrammi sono un obiettivo lontanissimo per le città venete- sottolinea Michele Bertucco, della segreteria regionale di Legambiente – che navigano da anni su una media annuale ben al di sopra anche solo del limite di legge che è di 40 microgrammi. Nel 2006 Verona, Vicenza e Padova hanno registrato una media superiore ai 53 microgrammi. La responsabilità è tutta di quella classe politica che asseconda, a colpi di infrastrutture viarie, l’aumento annuo del traffico del 2%, principale fonte di emissione delle micropolveri. Dal blocco di oggi deve venire una svolta. Ecco, a parere di Legambiente, le priorità. In primo luogo far fronte comune per ottenere risorse per la mobilità sostenibile: potenziamento dei trasporti pubblici per il trasporto passeggeri sulla breve distanza e sul trasferimento modale (ferrovia) per passeggeri e merci sulla lunga distanza. Serve poi potenziare le piattaforme logistiche per razionalizzare il trasporto merci. Spingere affinché il governo approvi il decreto di omologazione dei filtri anti particolato (FAP). Le Regione poi deve mettere in cantiere obblighi ed incentivi al loro uso per tutti i veicoli commerciali e per la auto auto diesel , che sono i maggiori produttori di polveri fini. Si tratta di investimenti obbligati, perché quella delle micropolveri è un’emergenza sanitaria, prima che ambientale. Gli effetti sulla salute del Pm10, e delle frazioni più fini come il Pm2,5 si registrano sia a breve che a lungo termine – spiega Rina Guadagnini, responsabile scientifica di Legambiente Veneto. (VEDI TABELLA) Effetti dell’esposizione a breve termine · gli effetti acuti dell’esposizione ai PM si realizzano secondo un percorso cardio-polmonare; · persone affette da pre-esistenti malattie cardiovascolari e respiratorie hanno una maggiore suscettibilità all’esposizione a PM. Per quanto riguarda gli effetti cardiovascolari, complessivamente, il tasso del rischio calcolato per i ricoveri ospedalieri dovuti a incrementi di 50 µg/m3 PM10 si aggirano tra il 3 ed il 7%. Effetti dell’esposizione a lungo termine Si è osservato un aumento della mortalità per tutte le cause (4%), per malattie cardiopolmonari (6%), e tumore polmonare (8%) per ogni incremento di 10 microgr/m3 nella esposizione a polveri fini. Sulla base delle osservazioni degli studi di coorte è stato suggerito che gli effetti osservati negli studi sulla mortalità giornaliera rappresentino una sottostima dell’effetto complessivo e che vivere in un comune in cui la concentrazione di polveri sospese è pari a quella che attualmente si registra nelle grandi città italiane (40-60 mg/m3) corrisponde ad una perdita di 1-2 anni nella speranza di vita.