Vino artistico
Ovvero: l’unica bevanda che ha trovato in Bacco la consacrazione nell’empireo degli dei, la sola scelta per rappresentare il sangue di Cristo. Il percorso espositivo della mostra bresciana “Il Vino e l’Arte. Dipinti, sculture e opere dal mito di Bacco ad oggi” allestita ai Musei Mazzucchelli, propone manufatti esposti secondo criteri museografici che accostano reperti archeologici[//] (anfore e crateri), attrezzi e corredi tecnici per la viticoltura e la vinificazione, botti, contenitori, bicchieri e bottiglie, cavatappi databili tra il XVIII e il XX secolo. Accanto a questi materiali vengono presentate edizioni antiche di testi sulla viticoltura e l’enologia, incisioni, dipinti e imponenti sculture, unitamente a testimonianze di arti minori, volte a documentare l’importanza del vino nell’immaginario collettivo dei popoli che hanno abitato il bacino del Mediterraneo e l’Europa continentale. Nella mostra lo svolgersi del mito di Bacco viene sviluppato attraverso numerose testimonianze: da segnalare l’opera di Giovanni Maria Bottalla detto il Raffaellino (Savona 1613 – 1644) che raffigura Bacco e Arianna nell’isola di Nasso, pittore ligure che si ispira all’antico.Notevoli le rappresentazione di Baccanali, cioè delle feste orgiastiche in onore di Bacco presenti già in epoca romana, ma probabilmente anche nell’antica Grecia, tra le quali segnaliamo il significativo Baccanale di Giulio Carpioni (Venezia 1613 – Vicenza 1678) pittore veneto eccentrico e originalissimo, malinconico nell’umore, spiritoso nelle battute e molto piccante, dalle linee morbide e dei colori chiari. Rilevanti le ceramiche antiche a figure nere e a figure rosse e i buccheri, provenienti dalla ricchissima Collezione Costantini, dal 1985 parte dell’Antiquarium del Museo Civico Archeologico di Fiesole e per la prima volta esposte in una mostra, tra le quali ricordiamo l’Anfora a pannelli a figure nere, databile al 510 a.C., dove predomina nelle raffigurazioni l’immagine di Dioniso con tralci di vite carichi di pesanti grappoli d’uva e il Cratere a campana a figure rosse di produzione apula destinata prevalentemente a scopi funerari. Il tema della tavola all’interno del percorso espositivo viene inoltre sviluppato attraverso un corposo nucleo di nature morte, che spaziano dal XVII secolo con l’opera Alzatina con grappolo d’uva, uccellino e gardenia di Panfilo Nuvolone (Cremona 1581 – Milano 1651) alla contemporaneità con Grappe bleue di Roy Linchtenstein (New York 1923 – 1997) in cui la presenza di uve e recipienti contenenti vino è accostata a suggestive composizioni. Degne di nota sono le due Nature morte di Pietro Navarra (attivo a Roma dalla fine del XVII secolo fino al 1714) emblematiche testimonianze del gusto barocco romano e la Natura morta con aragosta, granchio e fiasco di vino di Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto (1698-1767) conosciuto anche per i ritratti e le scene di genere di tema pauperistico che testimoniano la sua umanissima partecipazione al mondo popolare osservato con dimesso cromatismo e disincantato naturalismo. Il tema del vino come fonte di salute e di gioia si evidenzia, attraverso la rappresentazione di personaggi in atto di brindare, l’aspetto festoso dell’assaporare la bevanda.Nel dipinto Concerto in un interno, di scuola lombardo – veneta del XVI secolo, viene ricreata un’atmosfera di tranquillità agreste sottolineata dai tralci di vite sul fondo che sembrano evidenziare il quieto godimento nel suonare insieme, forse semplice piacere personale, forse preludio di una festa. La mostra espone inoltre una selezione di incisioni inedite con soggetti iconografici legati alla vite e al vino, parte del Fondo disegni, incisioni e figurini dei Musei Mazzucchelli. La raccolta, nata parallelamente alla vasta collezione di cavatappi, strumenti per la vinificazione e per la degustazione, è stata costituita da Piero Giacomini a partire dal 1980, quale prezioso strumento di illustrazione dei diversi aspetti attinenti il vino. Le opere, databili a partire dal XVI secolo, mostrano lo svolgersi del tema dionisiaco lungo i secoli e la fortuna dell’allegoria della vite nella cristianità, oltre a documentare il lavoro contadino e le tecniche di vinificazione, unitamente ai momenti ludici ad essi connessi. Per gli esperti bibliofili ricordiamo la presenza di testi antichi provenienti dalla Biblioteca Internazionale “La Vigna” di Vicenza tra i quali spicca per importanza l’opera stampata a Roma nel 1596, De naturali vinorum historia de vinis Italiae et de convivijs antiquorum di Andrea Bacci, medico di papa Sisto V e eminente studioso di botanica e biologia.. Nel libro di Bacci si descrive l’evoluzione della viticoltura e dell’enologia a partire dall’epoca romana, con comparazioni di ordine tecnico ancora valide in età contemporanea.