Vinitaly: al 15% degli italiano piace bere straniero. Prima analisi su “Il vino estero in Italia”
Nel 2006 l’Italia si conferma non solo leader indiscusso nell’export di vino, ma si posiziona anche come 11° paese importatore. Questo e’ quanto emerge della prima ed esclusiva analisi “Il vino estero in Italia”, condotta da Vinitaly e Confcommercio, in collaborazione con la società di ricerca Il Numero Blu SpA di Roma, presentata venerdi’ 30 marzo dal Dott. Fabio Fulvio di Confcommercio e dal direttore generale di Veronafiere, [//]Giovanni Mantovani. L’apertura ai nuovi vini non deve tuttavia stupire, visto il crescente aumento degli scambi di vino a livello mondiale: solo nel 2005 il flusso commerciale ha interessato 78,7 milioni di ettolitri, segnando un +3% rispetto al 2004. I dati trovano conferma nel contemporaneo aumento dell’export italiano (+6,5% nel 2006 per un valore di 3,2 miliardi di euro), proprio nei Paesi ora più presenti sul nostro mercato, oltre che in Francia. «Vinitaly – afferma Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere – ha registrato negli ultimi anni un sensibile aumento nella presenza di paesi stranieri negli spazi espositivi. Anche per questo, essere sempre accanto alle aziende significa da un lato creare occasioni incontro e favorire l’export, come dimostra il crescente successo di Vinitaly Tour e, dall’altro, con l’analisi sul vino estero, fare formazione e informazione affinché i produttori possano avere una visione costantemente aggiornata del settore vinicolo». Il Mercato – Negli ultimi anni a livello globale, i paesi del Sud del mondo, come l’Australia, il Cile, l’Argentina, il Sud Africa e gli USA sono cresciuti enormemente sia in termini di produzione che di export di vino, grazie all’adozione di un approccio tipicamente “industriale”: aziende di grandi dimensioni (in media 40 ettari quelle Usa, quasi 23 ettari in Sud Africa e circa 21 ettari in Australia), utilizzo di vitigni standard e forte orientamento al marketing del prodotto. In tale contesto, l’Italia, nonostante le dimensioni aziendali si attestino in media poco al di sopra di 1 ettaro, si conferma ancora una volta leader mondiale, insieme alla Francia, nella produzione e nelle esportazioni di vino, che nel 2005 si attestano rispettivamente a 50,6 milioni di ettolitri e a 15,7 milioni di ettolitri sul bilancio complessivo di approvvigionamento nazionale. Seppur con dimensioni inferiori (1,8 milioni di ettolitri), anche a livello di import l’Italia è cresciuta, triplicando i volumi negli ultimi 5 anni, ed è oggi l’11° importatore mondiale. Nel 2005, il 60 – 70% delle importazioni in valore e’ rappresentato dal vino francese, imbottigliato e di qualità (solo 67.000 ettolitri di champagne per un valore di 136 milioni di euro). A questo seguono il vino da tavola sfuso, cresciuto dal 15% al 70% negli ultimi 5 anni, proveniente da Spagna e Usa, che viene poi riesportato in Europa (quello americano), o venduto come vino da tavola “primo prezzo” nella GDO (quello spagnolo) e, non ultimi, i vini imbottigliati e di buona qualita’ che arrivano dai paesi del Sud del Mondo (Argentina, Australia, Cile). I Canali Distributivi – Nonostante il consumo di vino in Italia sia in calo strutturale, il vino sfuso rappresenta ancora il 50% dei volumi e, dato particolarmente interessante, l’analisi evidenzia un trend di crescita nel consumo di vino imbottigliato, a dimostrazione di un progressivo “affinamento” nei gusti dei consumatori. A livello distributivo la ricerca conferma il crescente peso della GDO sia in termini di acquisto verso il consumo fuori casa che nei formati distributivi, anche sul vino di qualità, grazie al restyling delle aree dedicate al vino, dove, accanto ad etichette di pregio, vengono fornite informazioni sui produttori e suggeriti abbinamenti cibo-vino. Enoteche e ristoranti rimangono comunque un canale preferenziale per la conoscenza del vino di qualita’, specie se proveniente dall’estero. Focus Consumatore – Dei 1000 consumatori interpellati, il 15% consuma o acquista vino proveniente dall’estero (champagne incluso), e un 2% circa si dichiara vero e proprio “cultore” del vino estero, con una media annua di 50 bottiglie acquistate e una spesa superiore alle 10 euro per bottiglia (40 euro per lo Champagne). Il consumatore tipico e’ un uomo giovane, di eta’ compresa fra i 18 e i 35 anni, di buona cultura e residente nelle grandi citta’ del Centro Italia: solitamente nella scelta si affida al passaparola e al consiglio di amici, ma si rivela sensibile ai consigli del venditore, ristoratore, sommelier o alla modalita’ di esposizione sullo scaffale. Tra i vini esteri in Italia, quello francese è di gran lunga il più conosciuto e il più consumato, ma riscuotono un crescente apprezzamento anche i vini spagnoli, portoghesi, cileni, australiani e americani. La ricerca, che offre una panoramica a tutto tondo, qualifica ancor piu’ la manifestazione: Vinitaly infatti conferma non solo di essere la vetrina enologica piu’ importante a livello internazionale, ma anche la volonta’ di essere sempre piu’ accanto alle aziende, innovandosi e offrendo nuovi spunti d’analisi, di confronto e di crescita, utili agli operatori per definire scenari di mercato attuali e futuri.