Asem: tutto quello che avreste voluto dall’Agsm e che invece non avete avuto…
Usciamo subito dall’equivoco: non spareremo più sull’amministrazione Zanotto e sull’eredità che ha lasciato alla città. Sulla Croce Rossa – Libano e Iraq a parte – di solito non si prende la mira. Parliamo piuttosto dell’agenda economica[//] che attende il nuovo sindaco, Flavio Tosi. E in uno dei primissimi punti, questa agenda vede il salvataggio dell’Agsm, la municipalizzata della città che da vera e propria cassaforte è diventata quasi un peso. Bene farebbero i vertici dell’Agsm a rimettere velocemente il mandato, garantendo uno spoil system reale, e c onsentendo alla nuova amministrazione di impostare un proprio lavoro sulla base dei propri progetti per il futuro della città. Città che non deve temere un vuoto di gestione – l’Agsm è un’azienda che ha bruciato un direttore generale all’anno con elevatissimi costi di gestione delle fuoriuscite di queste figure manageriali – quanto piuttosto il perdurare di un vuoto di pensiero attorno alla società stessa. Chi ha assistito al recente incontro dell’Adam Smith Society sulle regole di gestione delle aziende un tempo municipalizzate ha assistito ad un dialogo spesso imbarazzante: presidente ed ex amministratori dell’Agsm a discettare sulla governance più o meno “duale” della società e non delle strategie per evitarnrne la scomparsa economica. In questo Milano e Brescia hanno dato un segnale chiarissimo: due ex municipalizzate che dopo aver percorso singolarmente la strada della privatizzazione si sono fuse, si sono messe assieme creando il terzo polo energetico nazionale, garantendo agli azionisti ed ai clienti, specie quelli industriali, il mantenimento di una realtà industriale strategica, la possibilità di creare concorrenza vera nel settore dell’energia con evidenti vantaggi per imprese e consumatori. Va ricordato che non molto tempo fa Verona non era inferiore a Brescia e che tutti i tentativi di creare un soggetto più forte collegandosi con altre ex municipalizzate nel Nordest o nella pianura padana sono naufragate soltanto per ragioni di colore politico, prima ancora che di fattibi- lità industriale. Questa è la prima emergenza economica della città che dovrebbe coinvolgere di più le Associazioni di categorie, che paiono invece più interessate alla speculazione immobiliare di Verona Sud. Tocca quindi a Tosi dare il primo segnale forte sull’economia: chi metterà a guidare la società energetica della città? con quali poteri? e con quale obiettivo strategico? La fortuna di Tosi è che troverà in Regione porte più aperte e disponibili che non Paolo Zanotto e quindi la “madre di tutte le rogne”, l’impianto di smaltimento di Cà del Bue forse troverà un suo percorso cercando di salvare i 500 milioni di euro sino ad oggi spesi. C’è l’integrazione possibile con Amia, dove ci si augura finisca prestissimo la gestione Brigo. E ci sono, infine, i rapporti da costruire con le realtà che stanno acquisendo un ruolo internazionale (il terzo polo italiano è nei primi trenta/quaranta al mondo). I Rom passano – per definizione – le urgenze dell’economia rischiano di incancrenirsi. E dopo cinque anni di assenza di pensiero è ora di sistemare l’Agsm…