Il vino veronese è una risorsa troppo importante per disperderne le potenzialità per l’assenza di una strategia comune per il settore: è tempo di passare dalle parole ai fatti, individuando le priorità alle quali mettere mano per conservare e sviluppare il patrimonio del territorio. Lo hanno sottolineato i produttori della sezione Vitivinicola di Confindustria Verona, che si sono riuniti nei giorni scorsi per sollecitare scelte concrete per una politica di filiera. Non solo, fanno notare i produttori[//] (tra i quali il presidente di sezione Giorgio Pasqua, Luca Sartori e Sandro Boscaini) i prezzi crescenti delle materie prime come il vetro e i costi dei trasporti e dei servizi stanno mettono in seria difficoltà il settore, ma il super-euro sta penalizzando fortemente l’export nell’area del dollaro, tanto che si chiede l’intervento del governo a sostegno del comparto. Ma il problema principale del vino veronese è oggi una politica di prezzi che rischia di danneggiare i produttori e di ingenerare incertezze e sfiducia tra gli acquirenti. “I mercati non sono in grado di assorbire gli aumenti, anzi, i consumi stanno diminuendo sia per la debolezza del dollaro che per l’aggressiva concorrenza internazionale – spiega Pasqua –. A questo si aggiunge l’assenza di concertazione, che rende difficile guidare il settore”. Una situazione che riguarda in primo luogo il Valpolicella Doc, che in questa fase non appare in grado di esprimere una politica di remunerazione del vino. “Ci troviamo di fronte ad autentiche follie, per un prodotto che senza avere i numeri ha visto salire i prezzi alle stelle nell’ipotesi irreale di una crescita continua a valori sostenuti – puntualizza Pasqua –, mentre è il mercato che deve fare il prezzo”. L’assenza di un disegno generale rischia di isolare il Valpolicella, che potrebbe addirittura scomparire, travolto da un’ondata di Amarone e di Ripasso svenduti per una dissennata politica di prezzo. Il momento è delicato, ma i produttori ricordano che il Valpolicella è patrimonio della gente e del territorio e va quindi gestito bene per garantire la continuità e non disperdere il valore aggiunto accumulato in tanti anni di lavoro appassionato. Ma a proposito di coordinamento, va registrato in positivo l’orientamento emerso durante il recente incontro fra enti, produttori, cantine sociali e università: “La filiera vitivinicola si è accordata per fare di Villa Lebrecht un polo didattico – spiega Pasqua –, mentre i laboratori, come proposto dalla Camera di commercio, potrebbero trovare posto a Verona Mercato grazie a un finanziamento di 6 milioni di euro. Nel frattempo i produttori ospiterebbero i ricercatori nelle loro aziende”.