“La qualità è un concetto assoluto è l’indicazione dell’origine del prodotto in etichetta è l’elemento di differenziazione che aggiunge valore al valore dell’olio extra vergine di oliva made in Italy”. Ad affermarlo è Massimo Gargano, presidente di Unaprol – Consorzio Olivicolo Italiano – alla vigilia dell’entrata in vigore del decreto interministeriale, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.243 del 18 ottobre scorso, che rende obbligatoria ( dal 17 gennaio 2008) in etichetta l’indicazione dell’origine dell’olio extra vergine e vergine di oliva. [//]“Il decreto – ha riferito Gargano – entra in vigore proprio nel momento in cui certe norme a livello internazionale sembrerebbero favorire più esperimenti di laboratorio per la clonazione di alimenti, che a dare sostegno a prodotti che abbiano una propria identità e che raccontino, attraverso il legame con il territorio, la propria storia”. “Sbaglia – ha poi aggiunto Gargano – chi ritiene che questo provvedimento normativo sia una barriera al principio della concorrenza. Al contrario proprio l’indicazione obbligatoria dell’origine consentirà al nostro sistema-paese di migliorare l’offerta del prodotto 100% made in Italy, e di perfezionare nel complesso anche l’impianto delle norme in materia di trasparenza dell’etichettatura d’origine obbligatoria degli alimenti”.
OLIO I DATI E LA CONSISTENZA DEL SETTORE – L’olio extra vergine di oliva è protagonista sulla tavola degli italiani ed è motore dello sviluppo economico di un sistema di imprese che trova nel legame tra origine obbligatoria e territorio il punto di equilibrio più alto rappresentato dalla qualità. Un legame forte che dà valore al prodotto targato made in Italy. L’Italia, ricorda l’Unaprol, è il crocevia del mercato dell’olio di oliva ed è il baricentro della produzione di qualità del Mediterraneo. Oltre duecentotrenta milioni le piante di olivo messe a dimora su oltre un milione e duecentomila ettari. Trecento cinquanta le varietà di olive catalogate che rendono il nostro Paese primo al mondo per ricchezza di cultivar da olio e da tavola dalle quali si ricavano oli extra vergini di oliva dai sapori unici ed irripetibili. E’ questa ricchezza dei sapori che negli ultimi anni sta alimentando anche il fenomeno del turismo dell’olio, che sviluppa un giro di affari di oltre 18 milioni di Euro con circa due milioni di visitatori all’anno tra frantoi, agriturismi e aziende agricole. Ad arricchire questo fenomeno virtuoso vi sono diciassette strade e vie dell’olio, che tracciano il percorso del gusto di trentotto DOP, alle quali si aggiungono altre undici nuove DOP che hanno ottenuto il riconoscimento transitorio. Un mercato, quello delle denominazioni di origine protetta i cui indici di consumo – in base alle proiezioni Unaprol – toccheranno nel prossimo biennio il livello di oltre otto milioni di litri, pari ad un valore di centomilioni di Euro. L’approvvigionamento degli oli extra vergini di oliva da parte dell’industria italiana avviene in funzione degli andamenti quali quantitativi della campagna in maniera variabile dai produttori italiani e dai paesi del bacino del Mediterraneo. In media tra le cinquanta e le centomila tonnellate provengono dal Nord della Puglia e da alcune aree della Calabria, Sicilia e Campania. Tra le trecento e le quattrocento mila tonnellate sono importate da Spagna e Grecia, cui si aggiungono Tunisia e altri paesi del Maghreb. Oltre 250 mila tonnellate all’anno sono invece dirette al mercato estero, con un plus medio in valore del 50%. Le quote di mercato del nostro Paese oscillano tra il 60 e l’80%. La produzione media italiana di olio di oliva in generale si attesta sulle 600 mila tonnellate all’anno, mentre il consumo interno supera mediamente le 800 mila tonnellate. L’Italia è quindi costretta ad importare prodotto dall’estero per soddisfare la sola domanda del consumo interno. In quest’ottica il provvedimento normativo sull’obbligo di indicare obbligatoriamente l’origine in etichetta per l’olio di oliva va nella direzione di salvaguardare produttori e consumatori consentendo a questi ultimi di fare scelte di acquisto consapevoli.