C’è pellet e pellet… Quello in commercio in Italia è generalmente di classe B. Soltanto 4 dei 40 campioni esaminati dal laboratorio Biomasse di Ancona sono risultati in regola con tutti i parametri della classe A secondo quanto stabilito dalla normativa europea UNI. Lo ha detto oggi a Progetto Fuoco in Fiera a Verona Francesco Ciaschini dell’Università Politecnica delle Marche, intervenendo al convegno “Qualità e caratteristiche dei biocombustibili legnosi” organizzato dal CTI- Comitato Termotecnica Italiano. L’analisi effettuata controllando 120 sacchi di pellet [//](3 per ciascuna delle 40 qualità esaminate, italiane e straniere) ha evidenziato che i parametri meno rispettati riguardano i contenuti di ceneri e la durabilità meccanica del pellet. Inoltre il 70% dei campioni ha mostrato un potere calorifico inferiore all’ottimale. “Dobbiamo migliorare la durabilità facendo sì che nei sacchi il pellet non si sfaldi, e abbassare i valori delle ceneri” ha raccomandato Giovanni Riva del CTI sottolineando l’esigenza di arrivare ad uno standard di qualità del pellet e di far sì che quello di riferimento per tutti i produttori sia il pellet di classe A. L‘esponente del comitato che è un’associazione tra 500 industrie nonchè l’ente che per conto dell’UNI prepara gli standard per il sistema termotecnico, ha citato l’esempio dei produttori di pellet svedesi, i quali lavano i tronchi prima di preparare il prodotto. Emanuele Sconditti del Dipartimento Ambiente dell’ENEA, ha parlato della biomassa che copre il 4% dei fabbisogni energetici continentali. Difficile obiettivo dell’UE entro il 2010 è passare dagli attuali 69 ai 150 milioni di tonnellate di biomassa/equivalenti petrolio. Ma entro il 2020 sono fissati altri 4 obiettivi: ridurre le emissioni di Co2 del 20% rispetto al 1990, raggiungere il 20% delle energie rinnovabili, aumentare del 20% l’efficienza energetica e portare al 10% il contributo dei biocombustibili. Monica Benzi del CTI ha infine descritto le nuove specifiche tecniche UNI/TS 11263 e 11264 ricordando come sia fondamentale per il settore ottenere pellet di qualità attraverso un “linguaggio comune”. Importante avere un prodotto uniforme per lunghezza e diametro in modo da non compromettere il funzionamento dei piccoli impianti; controllare il grado di umidità relativa e avere un ridotto tenore delle ceneri (-0,7% quello richiesto per la classe A). Se il pellet presenta alte concentrazioni di azoto, significa che il legno iniziale era ricco di plastica, mentre la presenza di cloro, indica che il legno era stato trattato con preservanti chimici. Di qui l’esigenza che i produttori forniscano dati certificati sulle caratteristiche del prodotto. La mostra, rivolta agli operatori del settore, aprirà al pubblico sabato 26 e domenica 27, sempre in orario continuato 9.00-18.00