“L’etichettatura obbligatoria dell’origine dell’olio extra vergine di oliva, in vigore dal 17 gennaio scorso, serve per difendere il vero made in Italy dalle azioni fraudolente poste in essere da una minoranza di criminali che mette a rischio la salute dei consumatori e l’immagine ed il valore di uno dei settori trainanti della nostra economia agroalimentare”. Massimo Gargano presidente di Unaprol – consorzio olivicolo italiano plaude all’iniziativa dei Carabinieri dei Nas che hanno sventato un commercio illecito e fraudolento di un tipo di prodotto, [//]meglio sarebbe dire di un lubrificante spacciato con etichette di fantasia, che nulla ha a che spartire con l’origine, le proprietà e le caratteristiche organolettiche del vero olio extravergine di oliva. “Sono sempre più convinto – ha riferito – che la norma italiana sulla obbligatorietà nell’etichetta servirà a migliorare l’impianto delle norme UE e a modificare gli stessi orientamenti comunitari in materia di indicazione di origine obbligatoria di tutti gli alimenti”. Le nuove norme sull’etichettatura obbligatoria sono, infatti, un deterrente per scongiurare il pericolo di contraffazione e di abuso del made in Italy sia in Italia che all’estero. “I controlli effettuati ed i risultati fin qui raggiunti – ha aggiunto – ci dicono che siamo sulla strada giusta. L’Europa – ha poi concluso Gargano – deve prendere coscienza che dove c’è una regolamentazione che origina confusione, lì si sviluppano anche interessi criminosi a danno dei consumatori che vanno tutelati in merito all’origine degli alimenti. Serve – ha detto al termine Gargano – una legislazione UE che non consenta più zone d’ombra sul tema dell’etichettatura obbligatoria e che valorizzi prodotti e territori come elementi di sicurezza alimentare e di competitività sui mercati che affondano le proprie radici e la propria forza economica nell’identità territoriale”.
OLIO I DATI E LA CONSISTENZA DEL SETTORE Roma – L’olio extra vergine di oliva è protagonista sulla tavola degli italiani ed è motore dello sviluppo economico di un sistema di imprese che trova nel legame tra origine obbligatoria e territorio il punto di equilibrio più alto rappresentato dalla qualità. Un legame forte che dà valore al prodotto targato made in Italy. L’Italia, ricorda l’Unaprol, è il crocevia del mercato dell’olio di oliva ed è il baricentro della produzione di qualità del Mediterraneo. Oltre duecentotrenta milioni le piante di olivo messe a dimora su oltre un milione e trecentomila ettari. Trecento cinquanta le varietà di olive catalogate che rendono il nostro Paese primo al mondo per ricchezza di cultivar da olio e da tavola dalle quali si ricavano oli extra vergini di oliva dai sapori unici ed irripetibili. Ad arricchire questo fenomeno virtuoso vi sono una ventina di strade e vie dell’olio, che tracciano il percorso del gusto di trentotto DOP già riconosciute, alle quali si aggiungono un’altra decina di nuove DOP che hanno ottenuto il riconoscimento transitorio. L’approvvigionamento degli oli extra vergini di oliva da parte dell’industria italiana avviene in funzione degli andamenti quali quantitativi della campagna in maniera variabile dai produttori italiani e dai paesi del bacino del Mediterraneo. In media tra le cinquanta e le centomila tonnellate provengono dal Nord della Puglia e da alcune aree della Calabria, Sicilia e Campania. Tra le trecento e le quattrocento mila tonnellate sono importate da Spagna e Grecia, cui si aggiungono Tunisia e altri paesi del Maghreb. Oltre 200 mila tonnellate all’anno sono invece dirette al mercato estero, con un plus medio in valore del 50%. Le quote di mercato del nostro Paese oscillano tra il 60 e l’80%. La produzione media italiana di olio di oliva in generale si attesta sulle 600 mila tonnellate all’anno, mentre il consumo interno supera mediamente le 800 mila tonnellate. L’Italia è quindi costretta ad importare prodotto dall’estero per soddisfare la sola domanda del consumo interno.