L’economia veronese dimostra di essere solida e strutturata anche se subisce i contraccolpi di una complessiva debolezza congiunturale nazionale, secondo i dati diffusi dal Centro Studi di Confindustria Verona, che ha elaborato l’indagine trimestrale sull’industria manifatturiera scaligera.[//] Seppure in calo, infatti, la produzione ha comunque un tono positivo, se si considera che in Italia, secondo Confindustria, il dato è in calo dell’1,4% e che cadute ancora più brusche si stanno registrando sia in Germania (-2,4%) che in Francia (-2,6%). Rimangono incoraggianti le vendite all’estero, che segnano un +1%, e gli ordini, che sono sostanzialmente stabili. L’andamento dell’economia locale è legato all’evoluzione della congiuntura internazionale che, secondo le previsione del Centro Studi Confindustria, è divisa in due parti: la frenata e il rilancio. La frenata sta avvenendo a causa del pieno dispiegarsi degli effetti sui bilanci di famiglie e imprese del rincaro delle materie prime, dell’indebolimento del dollaro, della stagnazione americana, del rialzo dei tassi europei connesso alla stretta della Bce e alla crisi di liquidità, e dello scoppio della bolla immobiliare. Questa condizione di frenata, secondo il CSC, si accentuerà nei prossimi mesi e durerà fino al 2009 inoltrato, quando dovrebbe lasciare il posto al rilancio. La fase di recupero potrà fare leva sul potente traino delle economie emergenti e prenderà avvio dall’allentarsi delle restrizioni monetarie, dal netto ridimensionamento della corsa dei prezzi al consumo, dal graduale recupero di velocità degli Stati Uniti e dalla minore debolezza del dollaro. Sul fronte veronese si assiste in questo periodo a una sostanziale seppure problematica tenuta dell’economia, che nella seconda parte dell’anno vede attenuarsi gli slanci più ottimistici dei primi mesi del 2008. La produzione è calata di un punto percentuale rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, incontrando così una prima frenata dopo un lungo periodo segnato da variazioni di segno positivo. I segnali più positivi vengono dalla crescita delle vendite all’estero, in linea con il dato medio regionale e la stabilità degli ordinativi, indicatori questi di una certa dinamicità degli scambi commerciali delle imprese veronesi e della loro spinta a un’intensa internazionalizzazione dei mercati. Un punto dolente è peraltro rappresentato dalla crescita considerevole dei prezzi delle materie prime, in particolare quelle energetiche ed alimentari. La media veronese segna un +10,7%, maggiore rispetto a quella veneta che si assesta suk+7,4%. I dati di previsione per il terzo trimestre dell’anno confermano la debolezza del trend, ma lasciano comunque spazio a margini positivi. La produzione è prevista in calo, in linea con la media regionale (-0,7%), così come gli ordini interni (-1,9%) che risentono delle difficoltà più diffuse a livello nazionale. Sul versante positivo viene però evidenziata la previsione di una crescita sia dell’occupazione che della quantità di ordinativi dall’estero, a dimostrazione degli sforzi dell’economia provinciale per trovare nuove azioni di sviluppo, in particolare sui mercati esteri. “Verona non cede alla crisi – è il commento di Gian Luca Rana, presidente di Confindustria Verona –. Sia pure in un quadro italiano e internazionale di preoccupante debolezza, con i continui aumenti delle materie prime che comprimono i margini e la stagnazione degli ordini che riflette le difficoltà delle famiglie, l’industria veronese riesce a contenere gli effetti congiunturali più negativi. Se le nostre imprese riescono a tenere il passo nonostante tutto, è grazie a un sistema produttivo che ha ormai raggiunto un rassicurante livello di innovazione e di internazionalizzazione. Proprio dalle esportazioni infatti – conclude Rana – arrivano i segnali più positivi, segno che le aziende che puntano all’eccellenza possono reggere il confronto con la concorrenza”.