Il Padiglione Venezia della Biennale propone “Carlo Scarpa e l’origine delle cose”, mostra-installazione curata da Guido Beltramini e Alessandro Scandurra per “Biennale Architettura 11. Out There: Architecture Beyond Building”. L’iniziativa è sostenuta e promossa dalla Regione del Veneto in collaborazione con Dainese, Estel, Trend. [//]
Architetto sciamano, come lo ha definito Kurt Forster, Carlo Scarpa (1906-1978) ha trascorso la propria vita costruendo spazi come congegni, “mappe d’invenzione” dove trovavano vita la sua idea del territorio e le ossessioni private, proiettando l’orizzonte dei suoi progetti oltre gli edifici, mantenendoli incerti e spesso non finiti. L’atrio della Querini Stampalia, in cui le acque spinte dalle maree entrano all’interno dell’edificio, cancella il limite fra costruito e artificiale, mette in consonanza l’edificio con i ritmi naturali della laguna.
Lo stesso limite fra vita e morte è “disegnato” nella “macchina per il ricordo”, il complesso monumentale Brion, dove la costellazione araldico-industriale della famiglia Brion-Vega diventa forma del meccanismo cardanico che governa l’accesso allo spazio per il dolore privato. Sul fondo delle grandi vasche, al di sotto del pelo dell’acqua, Scarpa realizza le forme di un paesaggio alla rovescia, un altro mondo attraverso lo specchio liquido.
Vi è un angolo di visione privilegiato del fare di Scarpa “beyond building”, la progettazione di spazi per la scultura, quando libero dagli obblighi funzionali opera con una visione totalmente mentale.
Il monumento alla Partigiana (1968) sulla banchina della Biennale è emblematico: la riva si disgrega in blocchi di pietra simili alle molecole di un cristallo che sta sciogliendosi nell’acqua, metafora della dissoluzione del fascismo a cui la donna si era sacrificata, una piattaforma galleggiante che respira al ritmo della marea, una sfida all’ordine “razionale”.
Come nell’intuizione di Carlo Scarpa, oggi autori (architetti e artisti) elaborano la mancanza di un orizzonte di riferimento costruendosi un sistema di codici e regole che ridisegnano un esistente possibile.
Nuovi maghi e ingenui alchimisti ripartono oggi dall’energia degli elementi, dalle forze che governano la materia e la formano, dalla violenza degli elementi e dei rapporti, dalla relazione tra le cose e l’equilibrio energetico delle parti: questi sono i materiali da costruzione di edifici e installazioni paradossali che guardano alla nostra condizione, sperimentando in presa diretta un mondo incompleto.
Navarro Baldeweg, Diller+Scofidio (+Renfro) e Umberto Riva sono autori i cui percorsi, con traiettorie diverse, ripartono dalle stesse domande all’origine dei lavori di Carlo Scarpa.
La terra del Veneto, la sua pietra, acqua, argilla e i suoi ritmi naturali, sono i materiali del progetto di Scarpa: a partire dai suoi progetti, da materiali originali, la mostra mette a confronto il suo percorso con autori contemporanei attraverso documenti, interviste, video e immagini.
Ci si muove verso il senso più profondo, si scende, dove le domande nascono, dove l’esistenza stessa delle cose è in discussione.
Come nelle ricerche di senso di Carlo Scarpa, che oscillano tra arte e architettura, ci si interroga da una ricerca sul perché le cose esistono.
Saranno esposti 46 disegni originali di Carlo Scarpa, provenienti dalle collezioni della Direzione generale per l’architettura e l’arte contemporanee del Ministero per i beni culturali, e conservati al Centro Carlo Scarpa di Treviso. In particolare saranno presentati per la prima volta tutti i disegni per l’installazione La partigiana, realizzata da Carlo Scarpa sulla riva di fronte ai Giardini della Biennale di Venezia nel 1968 e recentemente restaurata. Accanto ad essi saranno accostati i prototipi delle sculture Crescita e Contafili, creati da Scarpa per la XXXIV Biennale d’arte di Venezia nel 1968, all’interno dell’installazione Ambiente con cui presentò al pubblico il senso del proprio lavoro. I progetti degli architetti e artisti contemporanei coinvolti nella mostra, fra cui Juan Navarro Baldeweg, Diller Scofidio (+ Renfro) e Umberto Riva saranno presenti con sequenze di immagini digitali e video interviste realizzate per l’occasione.
L’allestimento della mostra, progettato da scandurrastudio è pensato come un meccanismo di lettura dei materiali. I disegni possono essere mossi dal visitatore scorrendo su un lungo binario al centro del Padiglione, creando aggregazioni e relazioni volta per volta diverse.
I commissari del Padiglione Venezia e curatori della mostra sono Guido Beltramini e Alessandro Scandurra.
Info:
CISA Palladio www.cisapalladio.org
Scandurrastudio: www.scandurrastudio.com