Egitto Mai Visto
Un “Egitto mai visto”, offerto in anteprima mondiale in una mostra impaginata in evocativa cornice scenografica (a cura di Gigi Giovanazzi), tiene la scena al Castello del Buonconsiglio di Trento fino al prossimo 8 novembre. [//] Dedicata a un periodo poco conosciuto dell’impero faraonico, quello compreso tra il XXII e il XX secolo (quando a fronte della crisi del potere centrale si affermava quello delle province autonome, testimoniato anche da una pregevole produzione artigianale locale), rappresenta una ghiotta occasione per scoprire risvolti talora ancora inediti della vita quotidiana e dell’Aldilà di un popolo che non cessa di affascinare con i suoi misteri. Stele, sarcofagi, alcuni dei quali ancora contenenti la mummia; vasi canopi, maschere funerarie riproducenti le fattezze ideali del defunto, amuleti; elementi del corredo funerario, tra cui poggiatesta, specchi, gioielli, sandali, bastoni, archi e frecce; vasellame, cassette lignee; oltre a statuine ushabty in vario materiale e recanti sul dorso iscrizioni tratte dal Libro dei Morti, modellini di animali, di barche con equipaggi, di molteplici attività agricole e artigianali; persino due splendide vesti in lino in uno stato di conservazione eccezionale, sono più di 800 gli oggetti che danno vita al coinvolgente percorso (a cura di Michelangelo Lupo) ricreante, tra l’altro, uno scavo e una tomba rupestre, il deserto e le zone di Gebelein e soprattutto Assiut, come gli archeologi all’epoca si trovarono a operare. Tutti i pezzi provengono da due collezioni esposte per la prima volta, diverse per composizione e cronologia, ma accostate per restituire un’immagine del fascino esercitato in Europa dall’antico Egitto tra Otto e Novecento, dopo le scoperte di Champollion al seguito di Napoleone nella terra dei Faraoni. Un fascino che spinse privati e istituzioni a finanziare imponenti ricerche in siti archeologici, altrimenti lasciati in desolato abbandono, preda di saccheggi e violazioni. Una delle due collezioni è di proprietà del Castello del Buonconsiglio, dovuta al lascito dell’ufficiale asburgico Taddeo de Tonelli al Comune di Trento nel 1858. Rispecchia quella passione antiquaria, quell’ “egittomania”, che portava nobili e borghesi a esibire nei salotti e nelle corti cimeli ritenuti avere risvolti magici, religiosi ed esoterici; talora usati anche in veri e propri riti, specialmente in Inghilterra. L’altra, appartenente al Museo Egizio di Torino, nasce dalle ricerche sistematiche e condotte con metodi scientifici, per quei tempi, tra il 1908 e il 1920 a Gobelein e Assiut (città dove la Sacra Famiglia si sarebbe rifugiata, secondo la tradizione copta, durante la fuga in Egitto) dall’italiano Ernesto Schiapparelli, anche direttore dello stesso Museo torinese tra il 1894 e il 1928. A lui si devono, tra l’altro, i ritrovamenti della tomba di Kha, l’architetto di Amenofi III, e della regina Nefertari, sposa di Ramses II. La mostra è curata da Elvira d’Amicone e Massimiliana Pozzi Battaglia, per la sezione del Museo Egizio di Torino, e da Sabina Malgora con il coordinamento del direttore Franco Marzatico, per la sezione del Castello del Buonconsiglio. Catalogo a cura di Elvira d’Amicone e Massimiliana Pozzi Battaglia.