Arrivano i primi – è il caso di sottolinearlo – temporali tardo estivi e scatta una sorta di “terrore piena” istituzionale. A pochi giorni dalle selvagge sistemazioni sulla sponda destra dell’Adige, Michele Bertucco, Presidente di Legambiente Verona, esprime le sue considerazioni a riguardo. «La competenza della gestione delle rive dell’Adige ricade sul Genio Civile che, da qualche tempo, opera utilizzando fondi di emergenza senza bando di gara. Dopo le alluvioni del ’90, si è stabilito di ricorrere a questo tipo di misure rapide di intervento, [//]per evitare fenomeni di rotta dei fiumi dovuti a una cattiva gestione delle sponde. Il problema – chiosa Bertucco – è che in quell’area non ci sono mai stati episodi di esondazione, anche minimi, tali da giustificare interventi di questa portata.
Forse la necessità di spendere i fondi di emergenza senza correre il rischio di lasciarli inutilizzati? Oppure la dimostrazione e la garanzia che comunque, allarme o no, qualcuno ha pensato a mettere in sicurezza i piedi dei veronesi? Il Genio ha di certo seguito il percorso della Valutazione d’Incidenza – commenta il Presidente di Legambiente Verona –, e ha sicuramente informato chi di dovere, Comune in primis, prima di operare in modo così irreversibile e massivo. Occorrerebbe una dose di buon senso per coniugare gestione e naturalità, per porre in sicurezza le sponde e mantenere le caratteristiche semi naturali di alcuni habitat, tra l’altro all’interno di un Parco. Per continuare a sviluppare e promuovere le attività di educazione ambientale in un contesto urbano che poche città italiane possono vantare, anche nel rispetto della gestione da parte di organi competenti quali il Genio Civile o il Comune». Solo una semplice considerazione.
La valutazione d’incidenza è il procedimento di carattere preventivo al quale è necessario sottoporre qualsiasi piano o progetto che possa avere impatto significativo su un sito della rete Natura 2000. Il sito in oggetto, codificato come IT3210043 “Fiume Adige tra Belluno Veronese e Verona Ovest”, è stato istituito per tutelare la presenza di “…un tratto di fiume con ampie fasce riparali e con vegetazione igrofila arboreo-arbustiva con qualche residua zona golenale…”, come recita la normativa. Solo che ora, dopo la pesante sistemazione idraulica, quei tratti non ci sono più. Ma che senso ha? Perché nessuno si è ricordato di un Parco dell’Adige, di un Sito di Interesse Comunitario, istituito con D.P.G.R. n° 241 del 18-05-2005, prima di ricorrere a misure così drastiche e estreme? «Una soluzione per il futuro potrebbe essere la richiesta da parte del Comune – sempre che abbia a cuore la sorte di un fiume ormai sempre più ridotto a canale – di una convenzione con il Genio Civile, in modo da evitare episodi di sovrapposizione di competenze, e poter gestire direttamente gli interventi sulle sponde del fiume in area protetta. Un’altra occasione sprecata – conclude Bertucco –, un’altra opportunità di valorizzazione del patrimonio territoriale gettata».
E l’ennesimo obiettivo di una rincorsa alla conservazione di habitat che diventano sempre più ridotti al lumicino.
di Andrea Tagliapietra