800 stazioni di monitoraggio, di cui 270 sui corsi d’acqua, circa 280 per le acque sotterranee, 18 sui laghi, 24 nelle acque marine costiere, 35 in acque di transizione e 167 in acque destinate alla balneazione a cui si aggiungono le analisi per conto delle ULSS sulle acque potabili, è la task force messa in campo in Veneto, dall’ARPAV e dalla Regione, per controllare uno fra le risorse più importanti dell’umanità: l’acqua. [//]

Particolare attenzione nei confronti della preziosa risorsa l’ha prestata l’Unione Europea che nel 2000 ha emanato una Direttiva Quadro volta a salvaguardare “ un prodotto non commerciale al pari degli altri, bensì un patrimonio che va protetto, difeso e trattato come tale”.

Proprio le indicazioni della nuova normativa europea hanno portato alla realizzazione del progetto I.S.PER.I.A- Identificazione delle sostanze pericolose immesse nell’ambiente idrico che ha visto impegnata ARPAV, su mandato della Regione, dal 2004 al 2007 nel rilevamento degli inquinamenti presenti nei corsi d’acqua, laghi e acque marino costiere del Veneto. I risultati dello studio sono stati presentati stamani a Mestre, nella sede del Dipartimento provinciale ARPAV, da Andrea Drago, Direttore Generale dell’Agenzia, affiancato dal responsabile del Dipartimento veneziano, Renzo Biancotto e del Dipartimento regionale laboratori, Pierluigi Mozzo.

Il quadro generale emerso è una ‘presenza limitata ed episodica – come recita lo studio – di sostanze pericolose nelle acque superficiali interne’, in particolare su 160 mila analisi effettuate, i valori superiori agli standard di qualità previsti dalla normativa, sono stati 40, mentre si sono registrati 870 superamenti per sostanze non pericolose ma che presentano ‘un rischio significativo per o attraverso l’ambiente acquatico’. I superamenti relativi alle sostanze pericolose riguardano due metalli pesanti, Cadmio e Mercurio, anche se per il primo la presenza è trascurabile e gli Idrocarburi Policiclici Aromatici. Tra le altre sostanze inquinanti sono stati registrati superamenti per il Nichel, il Piombo, i pesticidi fra cui l’Atrazina, il Benzene e il Cloroformio. In particolare la presenza diffusa di diserbanti, anche di sostanze fuori commercio da anni, rappresenta un campanello d’allarme come ha sottolineato il Direttore generale dell’Agenzia: “E’ necessario puntare ad un obiettivo ambizioso nei confronti del settore primario – ha affermato l’avv Andrea Drago – vale a dire la realizzazione di un flusso informativo aggiornato sull’effettivo utilizzo della chimica in agricoltura”.

Nell’occasione è stato presentato il laboratorio sulle diossine e sui microinquinanti organici che si trova al Dipartimento provinciale ARPAV di Mestre e che è stato realizzato con finanziamenti della Legge Speciale per Venezia. Il laboratorio ha analizzato nel 2008, 180 campioni di diossine passati a 230 nel 2009 fra campioni di aria soprattutto in seguito a emergenze determinate da incidenti industriali (40% dei campioni), terreni e sedimenti (32%), rifiuti e compost (16%), acque (11%), analisi per verificare la qualità del dato (1%).