La celebre campagna di Legambiente, simboleggiata dalle lenzuola bianche che sventolano sui balconi delle nostre città rileva anche quest’anno, nel “dossier 2010”, che l’emergenza smog è una realtà quotidiana che subiamo intrappolati nel traffico: milioni di marmitte che sputano monossido di carbonio, piombo, idrocarburi policiclici aromatici, benzene, polveri sottili. [//]
Queste ultime, le principali imputate per i danni alla salute, registrano valori molto elevati (per legge sono consentiti al massimo 35 giorni di superamento all’anno oltre la soglia di 50 mg/mc) in 57 città sulle 88 rilevate: i valori più alti sono Napoli 156 gg., Torino 151, Ancona 129, Ravenna e Mantova 126. Tra le grandi città svetta Milano con 108 gg., Roma 67 e Venezia 60 gg. Verona, considerando il rilevamento delle PM10 della sola centralina di C.so Milano, ha raggiunto gli 89 superamenti attestandosi al 15-esimo posto in graduatoria. Sommando i dati della centralina di Cason nelle giornate di mancato funzionamento della precedente i superamenti per il 2009 sono stati 105. A conferma della pessima qualità dell’aria in ogni angolo della nostra città va ricordato che i rilevamenti fatti dal “Treno Verde”, campagna di Legambiente e Ferrovie dello Stato, a metà marzo del 2009, registrarono 78 mg/mc in via del Capitel e 114 mg/mc in via Scuderlando. Altrettanto preoccupante e la situazione dell’inquinamento nella nostra provincia monitorata da ARPAV: Nel 2009 57 superamenti (analizzatore di pm 10 in funzione dal 20/07/09) a Bovolone, 41 superamenti (in funzione dal 25/07/09) a San Bonifacio e 55 superamenti a Fumane. Tre località che pur in presenza di dati parziali superano abbondantemente i limiti di legge. Come è ben evidente il traguardo di un livello accettabile della qualità dell’aria è purtroppo ancora lontano dall’essere raggiunto e molte sono ancora le azioni da intraprendere da parte delle amministrazioni locali e dal governo centrale per garantire ai cittadini italiani che l’aria che respirano non provochi loro danni alla salute. Una denuncia questa che non arriva soltanto dai dati pubblicati nel dossier. Infatti, lo studio del Cnr presentato il 5 giugno del 2007 in coincidenza della Giornata mondiale dell’ambiente, ha documentato che otto milioni di italiani sono a rischio smog. In Italia un decesso su cinque è dovuto a cause ambientali. Una situazione nella quale allarmano gli effetti del traffico in città, con le polveri sottili che causano la morte di 8220 italiani l’anno, secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Inoltre secondo le linee guida dell’Oms, il pm 2,5, particolato non ancora rilevato per l’assenza di una legge che stabilisca i parametri da non superare. Ma, la cui pericolosità è riconosciuta a livello scientifico dovrebbe attestarsi sui 10 milligrammi per metro cubo, mentre a Milano e Torino tocca regolarmente i 35-40 milligrammi. Nel rilevamento fatto a Verona dal Treno Verde nei due siti sopra menzionati le quantità di pm 2,5 rilevate furono rispettivamente 25 e 77,5 milligrammi (rispettivamente il 32% e il 68% delle pm 10). Nel gennaio 2009 è stata avviata una procedura di infrazione da parte della Commissione Europea nei confronti dell’Italia per l’elevato livello di polveri sottili e per la carenza dei piani di risanamento dell’aria presentati dalle Regioni e la mancanza del piano di risanamento nazionale del ministero dell’Ambiente. Una bocciatura anche per la Regione Veneto e per i comuni della nostra provincia: sono considerate insufficienti le misure di limitazione dei veicoli inquinanti (in poche aree, per fasce orarie, senza controlli efficaci…). Il nostro Paese dovrà rientrare nei limiti di qualità entro il 2011, o tutti noi saremo costretti a pagare l’ennesima multa annunciata. Le fonti dell’inquinamento dell’aria Le principali fonti di inquinamento atmosferico a livello nazionale sono rappresentate dal settore industriale, dalla produzione di energia e dai trasporti, dove il contributo maggiore è attribuibile a quello su strada che contribuisce per il 22% alle emissioni totali di Pm10, 50% di NO2 e il 45% di CO e il 55% del benzene rispetto al totale nazionale. Diversa è la situazione se analizziamo le fonti di emissione all’interno delle aree urbane dove a farla da padrone è sempre e comunque il traffico veicolare, ad eccezione di alcune città che convivono con grandi complessi industriali. Nelle altre grandi città la principale fonte di inquinamento rimane invece il trasporto stradale: a Roma e Milano emette circa il 60% delle polveri sottili e degli ossidi di azoto; a Napoli contribuisce per il 50% del PM10 e a Torino per oltre il 50% circa di NOx. Sul banco degli imputati quindi il numero di auto circolanti. A Roma, una delle città con uno dei più alti tassi di motorizzazione nel mondo, ci sono 76 auto ogni 100 abitanti, oltre il triplo di quante ce ne sono a New York (20) e il doppio di quelle che circolano a Londra (36) e di più anche di quante ne circolano in altre città molto trafficate come San Francisco, 64, e Los Angeles, 57. Verona possiede un parco macchine di oltre 150000 veicoli (59 ogni cento ab.), per un ingombro complessivo di un milione e mezzo di metri quadrati (10 mq per auto come suggerisce la rivista “Quattro Ruote”), un’area grande quanto 250 campi da calcio. Se domattina uscissero tutte assieme lo spazio disponibile per ognuna terminerebbe appena immessi su una strada principale.
Il Piano Urbano sulla Mobilità (PUM) registrò nel 2002 una velocità di spostamento di 32 Km/h con un tempo medio per ogni spostamento di 28,8 min., con una previsione al 2010 in assenza di provvedimenti rilevanti (e purtroppo nessun cambiamento è avvenuto) di una velocità media ridotta a 21,8 km/h per un tempo medio di ogni spostamento di 46,8 min. Cambiamenti climatici
Ma intervenire sulle modalità di trasporto è necessario anche per vincere un’altra grande sfida, quella dei cambiamenti climatici. Infatti, i trasporti oltre ad essere i principali responsabili dell’inquinamento atmosferico in città, sono la seconda maggiore fonte di emissioni di CO2 eq. in Italia dopo la produzione di energia. Per questo l’Unione Europea con la Direttiva 443/2009 ha dato il via a obiettivi di riduzione delle emissioni dalle nuove auto immatricolate imponendo l’obiettivo di 120 grammi di CO2 per chilometro che verrà raggiunto in modo graduale entro il 2015, per poi abbassarsi a 95 g/km entro il 2020. Attualmente, pur registrando uno sforzo dei produttori del settore delle autovetture la quantità media di CO2 /km emessa dai veicoli si attesta a 153,5 g/km. L’Italia, in modo singolare, ha chiesto limiti meno severi, una proposta che va in direzione opposta rispetto agli obiettivi europei di riduzione e agli impegni che tutti i Paesi devono prendere per ridurre le emissioni di gas serra.
Inquinamento acustico I disagi dei cittadini non derivano solo dalla qualità dell’aria, anche l’esposizione al rumore provoca notevoli effetti negativi che vanno ben al di là del semplice fastidio. Disturbi acuti o cronici dell’apparato uditivo, disturbi del sonno e del riposo, malattie cardiovascolari e ipertensione possono essere causati dall’esposizione al rumore, disagi che possono cominciare già a esposizioni pari a 35 decibel. Per non parlare di influenze sul comportamento e sull’apprendimento nei bambini. Tutto ovviamente a scapito della qualità della vita nelle nostre città. Ancora una volta il principale imputato è il traffico veicolare, ma non sono da sottovalutare anche la vicinanza ad aeroporti, a ferrovie, e a impianti industriali. In Italia le norme principali di riferimento sull’inquinamento acustico sono il Dpcm 14/11/1997 e successivamente il Dpr n.142 del 30/03/2004 che stabiliscono limiti di accettabilità per il rumore sul territorio differenziati in classi in base alle caratteristiche delle aree considerate. I dati rilevati con il Treno Verde per le principali città italiane nell’edizione 2009, hanno evidenziato valori sempre al di sopra della norma, sia per quelli diurni che notturni (limite di emissione in decibel suddiviso in 6 fasce), e in alcuni casi, come a Pescara Napoli, i valori limite sono stati superati anche di oltre 10 decibel. A Verona, nei tre giorni di monitoraggio, i valori hanno superato il limite consentito sia di giorno che di notte: la rumorosità diurna fa registrare uno sforamento costante di 4 – 6 dB rispetto al limite; ancora più gravi gli sforamenti che vanno dai 9 agli 11 dB fatti registrare nelle ore notturne. Secondo quanto previsto dal piano di zonizzazione della città di Verona, la zona delle misurazioni, Via Santa Chiara, ricade in fascia IV – “zona ad intensa attività umana” i cui limiti acustici sono 65 dB diurni e 55 dB notturni. Questi risultati sono relativi solo ai giorni di presenza del Treno Verde nelle città indicate, e non possono quindi essere considerati se non un’istantanea dell’inquinamento acustico della città, comunque utile per porre l’attenzione su situazioni di criticità sulle quali intervenire. CHE FARE? Se manca una politica da parte delle Amministrazioni comunali non si può dire che le Regioni o il Governo nazionale stiano lavorando meglio. I Governi che si sono succeduti dal 2001 ad oggi hanno finanziato per il 67% delle risorse della Legge obiettivo su infrastrutture stradali, non prevedendo nessun serio intervento economico a sostegno della mobilità sostenibile in città, dove vivono, lavorano e respirano la gran parte degli italiani. Ad oggi l’unica politica nazionale che viene messa in campo dal governo è la rottamazione delle vecchie auto, che scarica sui contribuenti-consumatori i costi di un assai parziale abbattimento delle emissioni inquinanti. A Verona ci sono alcuni interventi che si possono fare anche senza il bisogno di impegnare ingenti risorse economiche: v nell’immediato attuare interventi sulla mobilità privata, blocco del traffico, per far fronte all’emergenza inquinamento del periodo (dal primo gennaio 2010 sono stati 14 i superamenti a Verona, 15 a San Bonifacio e 14 a Bovolone); v assicurare al trasporto pubblico la possibilità di una maggiore capacità e fluidità estendendo il più possibile la rete (assai scarsa e caotica) ampliando le corsie preferenziali possibilmente protette, così da rendere reale la concorrenza del bus rispetto alle vetture private; v rompere gli indugi sui progetti di trasporto pubblico con l’obiettivo di realizzare un sistema efficiente ed efficace che congiunga tutta la città con il centro; v adozione di un pedaggio urbano per le aree più congestionate, che potrebbe, se applicato su aree significative, ridimensionare gli ingorghi, regolare il regime del traffico, migliorare l’efficienza del trasporto pubblico, ridurre le emissioni inquinanti, e rendere disponibili delle risorse per nuove infrastrutture di trasporto collettivo; v realizzazione dei parcheggi scambiatori per ricevere il traffico che proviene dalla provincia e convogliarlo sul trasporto pubblico; v abbandono di tutti i progetti di parcheggio all’interno delle Mura Magistrali, attrattori di traffico e causa di interventi devastanti al patrimonio artistico e naturale della città; v realizzare nuove piste ciclabili, sicure anche per i bambini, per fare in modo che la bicicletta diventi a tutti gli effetti un mezzo per spostarsi in sicurezza e con facilità; v ampliamento delle zone a traffico limitato e delle isole pedonali, queste ultime ferme a 0.16 mq/ab, la metà della media nazionale; v aumento proporzionale delle tariffe per la sosta verso il centro, come limitatore degli accessi per i soli avvicinamenti indispensabili. v abbandono dei progetti di nuove strade, traforo delle Torricelle, variante di Gronda, mediana, medianina, e opposizione a qualsiasi altra nuova infrastruttura a ridosso della città quali cause principali di nuove esternalità negative, tra tutte l’inquinamento atmosferico.