Consiglio veneto vara sistema di coordinamento sul credito
Una regìa unica per affrontare le difficoltà del mondo creditizio e aiutare aziende e famiglie più in difficoltà. E’ quanto prevede la legge approvata dal Consiglio regionale del Veneto, su proposta del gruppo consiliare della Lega Nord (primi firmatari Luca Baggio e Matteo Toscani), [//]e approvata con i voti della maggioranza, l’astensione di Pd, Idv e Verso Nord e il voto contrario della Sinistra Veneta e dell’Udc. La legge – presentata in aula dal presidente della commissione Attività produttive Luca Baggio – crea un organismo regionale di coordinamento del credito, con l’obiettivo di facilitare l’accesso al credito, in particolare per le aziende e i settori più colpiti dalla crisi, in modo da evitare il rischio di dover fare ricorso a forme improprie e illecite di finanziamento, come l’usura. L’organo di coordinamento avrà sede presso il Consiglio regionale del Veneto e sarà composto da tre consiglieri della Regione Veneto, dall’assessore al bilancio, da rappresentanti di Veneto Sviluppo, associazioni di categoria e parti sociali, oltre a Unioncamere, istituti di credito, Associazione bancaria italiana, Ministero degli Interni. I compiti che la legge gli affida sono 1) monitorare l’andamento del mercato del credito alle famiglie e alle imprese; 2) esaminare le criticità che nascono dalle richieste di credito che non vengono accolte; 3) proporre al Consiglio regionale interventi legislativi e amministrativi per facilitare l’accesso al credito; 4) predisporre una dettagliata relazione annuale al Consiglio che faccia il punto sulla situazione del credito tracciando una mappa delle criticità e dei possibili interventi. La legge affida all’organismo di coordinamento anche il compito di formulare proposte per riorganizzare la società regionale Veneto Sviluppo. Per il suo funzionamento si prevede una spesa di 5 mila euro l’anno, destinata principalmente alle attività di monitoraggio e informazione; ai componenti dell’organismo di coordinamento viene riconosciuto, infatti, solo il rimborso spese. Pur definendo “apprezzabili” le finalità della legge, Pierangelo Pettenò (FSV) ha osservato come fenomeni di usura e di infiltrazioni mafiose nel sistema del credito sono purtroppo già ben noti in Veneto e richiederebbero ben altra concretezza di interventi rispetto all’istituzione dell’ennesimo osservatorio o tavolo di coordinamento. “Servirebbe invece – ha sostenuto l’esponente della Sinistra veneta – attivare al più presto l’operatività di Veneto Sviluppo, attualmente in regime di prorogati o per l’incapacità della maggioranza di nominare i propri rappresentanti nella società, e mettere a disposizione qualche risorsa in più per fondi agevolati e sostegno al credito”. Perplessità sono state espresse anche dagli esponenti dei gruppi di opposizione: “Questa legge nasce più per rispondere al senso di impotenza che pervade la politica veneta di fronte alla crisi – ha detto la capogruppo del Pd Laura Puppato, motivando il voto di astensione – che per fornire uno strumento davvero utile alle imprese, soprattutto a quelle medio-piccole più a corto di liquidità”. “Non ci servono nuovi comitati o commissioni – ha aggiunto Stefano Valdegamberi, capogruppo Udc – basterebbero invece alcune azioni ovvie da parte della Regione, come ridurre i tempi di pagamento a creditori e fornitori, rafforzare i Consorzi fidi, facilitare e snellire l’accesso ai bandi comunitari alle imprese meritevoli, evitando le costose intermediazioni bancarie”. Di provvedimento “fuori scala” e “fuori tempo” ha parlato Diego Bottacin, di Verso Nord: “In tempi di crisi drammatica – ha ribadito il consigliere del gruppo misto – non ci serve una legge ‘manifesto’ che istituisce un pletorico e inutile comitato; basterebbe invece che la Regione e gli enti collegati come le Ulss facessero la propria parte, pagando i propri clienti/fornitori nei tempi concordati, e che Veneto Sviluppo fosse davvero una finanziaria a servizio delle imprese”. Per Antonino Pipitone (Italia dei Valori) la legge manca di qualunque concretezza: è inutile monitorare la situazione del credito (sono molti i soggetti accreditati che lo fanno già) – ha sostenuto – se non si riesce ad mettere a disposizione delle imprese qualche fondo davvero accessibile. Anche per Giuseppe Bortolussi, candidato presidente del centrosinistra, “le imprese del Veneto non hanno bisogno di un altro comitato”. Il vero problema – ha spiegato – è superare l’attuale “stortura strutturale” del credito in Italia, dove il 10 per cento delle imprese ottiene l’80 per cento dei prestiti, mentre il 90 per cento delle imprese, in prevalenza microimprese, fatica ad accedere al 20 per cento residuale. Anche dai banchi del Pdl si è levata qualche riflessione critica, con Dario Bond e Piergiorgio Cortelazzo, rispettivamente capogruppo e vicecapogruppo del Pdl, che hanno insistito perché il futuro organismo di coordinamento rimetta mano al funzionamento di Veneto Sviluppo snellendone organizzazione, accessibilità e operato. A difesa della legge Luca Baggio e Giovanni Furlanetto hanno precisato che tale iniziativa nasce “dal basso”, con il pieno consenso delle associazioni di categoria e degli istituti di credito, per trovare uno strumento sinergico e formulare proposte di cambiamento dell’attuale sistema del credito in modo da offrire risposte concrete alle difficoltà dei piccoli imprenditori veneti.