In collegamento con l’esposizione sulla pittura a Verona nel Settecento ospitata alla Gran Guardia, il Museo Archeologico al Teatro Romano, al fine di presentare al pubblico un ampio panorama dei diversi aspetti artistici e culturali del periodo [//]sul territorio, dedica nei suoi suggestivi ambienti, in uno dei più bei siti panoramici della città, la mostra “Alle origini dell’archeologia: nel Settecento fra scavo e collezione”. Dodicesimo appuntamento della serie “Invisibilia”, dedicata a collezioni e reperti non visibili normalmente nei musei per mancanza di spazi espositivi, è curata da Margherita Bolle nell’organico e lineare allestimento di Laura Scarsini e sarà visitabile fino al 30 settembre 2012 con il biglietto di ingresso al museo. I pezzi esposti sono oltre un centinaio, tutti provenienti dalla variegata e composita collezione del nobile veronese Jacopo Muselli (1697-1768). Risalente alla metà del secolo, comprende reperti acquisiti dal mercato antiquario o dagli scavi intrapresi dallo stesso Muselli nella necropoli romana di Raldon – dove furono riportati alla luce vetri di notevole qualità – ma ingloba anche segmenti di collezioni di grandi studiosi veronesi dell’epoca, quali Francesco Bianchini, che visse a lungo a Roma, e Scipione Maffei, che fece dono di un gruppo di monete, poi confluite nel medagliere del Museo di Castelvecchio. Fu acquistata dall’Amministrazione Comunale di Verona nel 1867, quindi, con il contributo della Regione Veneto, riordinata e restaurata a partire dal 1995 sulla base della documentazione coeva, tra cui dello stesso Muselli. Si possono ammirare monete, vetri, sigilli, piastrine (in evidenza quella del pecoraio romano Felicissimo), statuine votive, manufatti egiziani (soltanto uno, però, lo è davvero), lucerne, fibule, vasi in ceramica. Tutti oggetti di piccole dimensioni: memorie, ciascuno, di piccole storie, di piccole vite. (Franca Barbuggiani)