Il centro diurno della Piccola fraternità di Dossobuono al centro delle polemiche. Dal primo settembre molti anziani non godranno più del contributo comunale sulla retta di frequenza, una quota giornaliera, pranzo compreso, di 28 euro, di cui 10 a carico della famiglia. Il Comune ci metteva la differenza, erogando un contributo annuo di circa 50mila euro alla fondazione Piccola fraternità. Scadendo la convenzione tra i due enti, il contributo non sarà garantito a tutti, ma solo a chi ne farà richiesta in Comune e in base al reddito. In tempi di vacche magre non c’è più foraggio per tutti. «Il principio guida è di garantire il contributo a chi ne ha realmente bisogno, contando il reddito del nucleo familiare – spiega l´assessore Riccardo Maraia impegnato a risolvere la questione con la Piccola fraternità -. La norma dice che le prestazioni economiche destinate al pagamento di rette di questo tipo vanno erogate valutando le reali possibilità economiche dei singoli. E quindi ora il Comune è tenuto a consegnare la somma direttamente alla persona che ne fa richiesta e non più attraverso la fondazione». Sulla vicenda ha preso subito posizione il consigliere comunale Udc Nicola Terilli: “Di fatto ora, essendo molti degli anziani inseriti nel nucleo familiare dei figli che li hanno accolti per assisterli, il reddito imponibile analizzato dal modello Isee è troppo elevato ed esclude molti degli assistiti dal contributo di 18 euro, integrato dal comune. L’anziano rischia di passare dai 10 euro al giorno ai 28. Una follia per chi magari percepisce 600 euro di pensione e per i familiari stessi che si rivolgono alla Piccola, non solo per la qualità dei servizi e per la sua presenza nel contesto sociale del loro caro, ma anche perché non possono permettersi certo di rivolgersi a strutture ben più care. Chiedere di valutare il reddito degli anziani che accedono al centro diurno tenendo conto, in base ai parametri isee, del reddito dei familiari significa, di fatto, costringerli a pagare la retta intera e, di fatto, si ratifica la loro esclusione dal servizio. Qual’è la ratio politica di questa scelta? Risparmiare 50 mila euro mettendo in ginocchio un’eccellenza del nostro territorio? E’ questo il modo di supportare il privato sociale che garantisce servizi di cui dovrebbe occuparsi il pubblico? Avevamo votato il bilancio con la rassicurazione che la qualità e l’efficienza dei nostri servizi sociali non fosse abbassata. Abbiamo condiviso di non applicare l’imu sulla prima casa, per poi penalizzare servizi che toccano fasce vulnerabili come quella degli anziani? La Piccola Fraternità negli anni scorsi ha assunto personale per garantire i servizi per gli ospiti del diurno.Come può, tra l’altro,salvaguardare la loro occupazione se a fine agosto non sa quanti anziani frequenteranno la struttura? Attendo risposte immediate dal sindaco e dall’assessore al sociale, auspicando che trovino la giusta mediazione”.