A settant’anni dalla scomparsa, la Galleria d’Arte Moderna dedica ad Angelo Dall’Oca Bianca (la parola “Bianca” fu aggiunta da Angelo al cognome paterno) una mostra tematica dal titolo “La pelle della pittura-L’universo femminile nell’opera di Angelo Dall’Oca Bianca”. Il pittore veronese (1848-1942), che tanto amò la sua città da fissarne [//]instancabilmente gli aspetti umani e paesaggistici più tipici, e da lasciare ad essa, per volontà testamentaria, ogni avere (compreso un ingente patrimonio di ben 1200 proprie opere) e da sovvenzionarne largamente, fin dalla fine degli anni ’30, il progetto per la costruzione dell’omonimo villaggio, destinato ad ospitare i cittadini più indigenti, e da divenire, egli stesso, uno dei simboli più popolari e amati della veronesità. Di umili origini, si accostò alla pittura frequentando l’Accademia Cignaroli e l’Accademia di Venezia. Oltre che a Verona, lavorò nella città lagunare e a Roma, partecipando a importanti esposizioni nazionali e internazionali, e riscuotendo significativi riconoscimenti. La mostra, a cura di Patrizia Nuzzo per la direzione di Paola Marini, è ospitata fino al 10 marzo negli spazi della Casa di Giulietta, altro emblema, dolce e poetico, di Verona. Una scelta non casuale, come ha sottolineato il giorno dell’inaugurazione il sindaco Flavio Tosi, ma mirata ad avvicinare soprattutto i veronesi al sito medioevale, da loro, a differenza dei tanti turisti di ogni parte del mondo, poco frequentato. L’esposizione si articola in quattro sezioni, per un totale di trenta opere di rara visione, a parte le due, “Sì o no?” e “Crudele”, già in mostra a Palazzo Forti, nella sala dedicata a Dall’Oca. Tutte ispirate all’universo femminile: dai nudi inediti e restaurati per l’occasione, alle figure di popolane – fioraie e balie, in particolare – e di borghesi, anche contestualizzate nel paesaggio e nell’ambiente; fino ai ritratti più tardivi, realizzati tra Otto e Novecento, tra cui spicca il nucleo dedicato alle modelle. Il loro erotismo oscilla tra le note tenebrose di una decadente “femme fatale” e la freschezza di una sensualità giovane e candida, mentre, in un clima ispirato al simbolismo italiano ed europeo, la tecnica divisionista si fonde con un disinvolto uso di materiale fotografico a supporto della rappresentazione. La pelle, a cui allude il titolo, va oltre quella strettamente corporea, per esplorare le tracce di un vissuto che su essa ha lasciato i suoi segni. Segni, e forme, disvelate dalla luce all’occhio dell’osservatore. Il occasione della mostra, Silvana Editoriale ha pubblicato un utile catalogo, pure curato da Patrizia Nuzzo, con testi di Diego Arich, Elena Casotto e della stessa Nuzzo, completato da apparati biobibliografici. (Franca Barbuggiani)

La mostra è aperta presso la Casa di Giulietta
fino al 10 marzo 2013
lunedì 13.30 – 19.30 martedì – domenica 8.30 – 19.30 (chiusura biglietteria alle 18.45)