Villafranca sarà l’ospedale di riferimento del sud ovest veronese, anche se visto nell’ottica della nuova rete sanitaria che vede poche strutture d’eccellenza, gli hub, attorno al quale ruotano gli altri nosocomi (spoke). Lo ha annunciato il direttore generale Alessandro Dall’Ora spiegando le schede regionali che vedono, tra le altre decisioni, sancire la nascita del polo a due gambe. Ma stavolta la gamba più solida è quella castellana. Il Magalini sarà uno degli spoke, avrà 200 posti letto con 25 posti dell’area medica (20 medicina generale, 5 oncologia con relative apicalità), 100 di area chirurgica (40 chirurgia generale con apicalità, 6 oculistica, 30 ortopedia e traumatologia con apicalità, 8 otorinolaringoiatra, 16 urologia con apicalità), 35 di area materno infantile (20 ostetricia e ginecologia con apicalità, 5 patologia neonatale, 10 pediatria con apicalità) 10 di area terapia intensiva (anestesia e rianimazione con apicalità condivisa con Bussolengo), area servizi diagnosi e cura (apicalità di accettazione e pronto soccorso, farmacia e radiologia), 30 di area riabilitativa (recupero e riabilitazione funzionale con apicalità). “Sono stati eliminati i doppioni razionalizzando i servizi – commenta Dall’Ora – perché oramai bisogna guardare al di là del proprio naso e quanto meno ragionare su scala pluriprovinciale e pluriregionale. Soprattutto per un’Ulss di confine come la nostra. L’area laboratori è passata in capo all’Ulss 21, l’area trasfusionale alla 22, anatomia patologica alla 20. ma parliamo di dirigenza, perché per quanto riguarda i servizi al cittadino non cambia nulla”. Quindi bisognerà abituarsi a ragionare in un’ottica diversa, non quella del campanile. Ci saranno pochi centri veramente specializzati a cui rivolgersi in caso di estrema necessità. Quindi nessuno pensi che a ristrutturazione completata del Magalini, ci si possa rivolgere a Villafranca per ogni problema sanitario. “Ribadisco quanto detto in passato – chiarisce il direttore generale -. Il fatto che a Villafranca ci sarà il Pronto Soccorso non vuol dire che la struttura sia abilitata per tutto. Prendiamo i casi più gravi. Per l’ictus bisogna andare a Negrar, Borgo Trento o Legnago, per l’infarto a Peschiera, Negrar, Borgo Trento e Legnago. Diveramenet si perde tempo e si rischia la vita”.