Ci vorrà veramente un colpo di Genio per salvare il Chievo dalla retrocessione. Il presidente Campedelli ci crede e così ha riaffidato la squadra ad Eugenio Corini. “Abbiamo pensato di cambiare guida tecnica e la scelta non poteva che cadere su Corini, unico contattato – sottolinea il presidente -. E’ innamorato del Chievo. Lo era anche a giugno, per la verità, e se non abbiamo proseguito insieme la colpa è del sottoscritto. Ora siamo ottimisti e contiamo di farcela”. Anche il tecnico si mostra fiducioso: “Se non ci credessi non sarei qui. Avevo anche altre offerte ma ho scelto il Chievo perché lavorare con le persone che ci sono qui è una garanzia, gente che si dice in faccia le cose e con cui puoi anche scontrarti ma con cui è anche facile trovare l’intesa. Non dimenticherò mai quando venni al Chievo dal Verona e un infortunio grave mise a rischio la mia carriera. Fai quello che devi fare, ti aspetto, furono le parole di Campedelli. Io non dimentico quello che ha fatto per me. Ora sono qui per tentare un’altra impresa confidando sul gruppo che ha già vissuto questa situazione l’anno scorso. Potrà aiutare i nuovi alla risalita che sarà più difficile di un anno fa”. E il primo test sarà proprio il derby. “I casi della vita – sorride Corini – . Fu bellissimo giocarlo da calciatore, altrettanto sarà da tecnico. E siccome è giusto che la città non perda questa sfida, puntiamo da subito a vincere perché non dobbiamo retrocedere”. Una squadra costruita per il 4-4-2 e poi passata al 3-5-2, ora potrebbe virare verso il 4-3-3. “I numeri contano poco – spiega Corini – . L’importante è mettere i giocatori nelle condizioni di dare il meglio e sapere che poter usare certe varianti tattiche durante le partite diventa un’arma in più”.