Veneto 2013: export +1,1% nel primo semestre, previsioni stabili per fine anno. Più dinamici i mercati extra Ue (+6,1%)
Dopo un 2012 con un debole incremento delle esportazioni (+1,6% per un valore di oltre 51 miliardi di euro), anche nel primo semestre 2013 l’export del Veneto ha evidenziato una dinamica poco vivace con un +1,1%, vendendo prodotti per 25,9 miliardi e un incremento in valore assoluto di soli 280 milioni di euro. Un dato insufficiente a contrastare l’andamento negativo del Pil che, per fine anno, dovrebbe registrare una contrazione in linea con quella nazionale (-1,8% in termini reali). Per quanto riguarda le previsioni, il 2013 dovrebbe vedere l’export recuperare (+0,9%), mentre le importazioni rimarranno stabili. A fine anno l’export veneto potrebbe quindi raggiungere un valore di 51,6 miliardi di euro, mentre le importazioni 37,6 miliardi con un saldo commerciale regionale positivo di 14 miliardi di euro. Previsioni più ottimistiche per l’export 2014 (+5,4% che equivale a un +3,6% in termini reali), che beneficerà del consolidamento della crescita nelle principali economie avanzate e di un progressivo miglioramento della domanda internazionale.[//] Presso la sede di Unioncamere del Veneto, il presidente Alessandro Bianchi ha anticipato agli operatori dell’informazione il Rapporto “Veneto Internazionale 2013”, realizzato dal Centro Studi di Unioncamere del Veneto in collaborazione con le Camere di Commercio del Veneto e giunto alla settima edizione. Il presidente ha inoltre tracciato un bilancio di fine mandato sulle attività e i principali risultati ottenuti da Unioncamere del Veneto ed Eurosportello Veneto nel biennio di sua presidenza, iniziato con l’elezione del 7 ottobre 2011 e che si chiuderà domani, 19 novembre 2013, in occasione della cerimonia del premio “Marco Polo” per l’internazionalizzazione e la nomina del nuovo presidente di Unioncamere del Veneto presso la Camera di Commercio di Padova. «In un contesto economico caratterizzato da una lieve ripresa, la domanda estera, pur crescendo debolmente, rappresenta l’unica àncora di salvezza per il sistema economico regionale, stante la profonda crisi della domanda interna – commenta Alessandro Bianchi, presidente Unioncamere del Veneto –. L’interscambio commerciale con l’estero contribuisce positivamente alla bilancia commerciale, ma nel 2012 ha dimostrato di non poter assolvere da solo alla funzione di traino dell’economia regionale, eccessivamente condizionata dalle incertezze sulla ripresa dell’area euro, principale mercato di destinazione dei prodotti veneti. Nel 2012 il Veneto ha realizzato un debole incremento delle esportazioni dopo un biennio di recupero, accompagnato da una marcata contrazione delle importazioni, dati che fotografano un’economia in affanno rispetto alle principali regioni export oriented. Anche nei primi mesi del 2013 la situazione non è migliorata e la dinamica delle vendite all’estero è risultata poco vivace e quindi insufficiente a contrastare la dinamica negativa del Pil regionale, che anche nel 2013 sembra destinato ad una nuova pesante flessione». Per quanto riguarda i mercati di riferimento, nel primo semestre 2013 le esportazioni manifatturiere del Veneto hanno evidenziato una maggior dinamicità verso i Paesi al di fuori dei confini europei (+6,1% per quasi 11 miliardi di euro) rispetto alla contrazione nei mercati Ue (-2,4% per circa 14,4 miliardi). Differenze nei flussi anche per quanto concerne i BRICS: Brasile +7,1% , Russia +9%, Cina +1,2%, India -2,4% e Sudafrica +14,8%. I flussi commerciali veneti nel decennio 2002-2012 hanno subìto un cambiamento di rotta: il mercato americano ha evidenziato un -14,7% nelle esportazioni e un -27,2% per le importazioni; quello asiatico un +82,6% nell’export e un +127,2% per l’import; quello europeo, che si conferma il principale sbocco sebbene in rallentamento, un +29,5% per l’export e un +16,8% per l’import. Dal punto di vista merceologico, nei primi sei mesi del 2013 l’export ha segnato nuove dinamiche per i prodotti made in Veneto. In crescita macchinari (+2,2% per un valore di 5 miliardi di euro), occhialeria ed apparecchiature elettriche (entrambi +2,4% per 1,4 miliardi), abbigliamento (+3,4% per 1,4 miliardi), alimentare (+5% per 1,2 miliardi) e gioielleria (+8,8% per 857 milioni). In calo invece metallurgia (-5,6% per un valore di 1,7 miliardi di euro), carpenteria metallica (-2,5% per 1,4 miliardi), prodotti chimici e farmaceutici (-2,6% per un miliardo) e mezzi di trasporto (-11,9% per un miliardo). A livello provinciale, nei primi sei mesi del 2013 la crescita dell’export deriva dall’aumento delle vendite estere nelle province di Venezia (+6,7%), Padova (+3,4%), Treviso (+2,8%) e Vicenza (+1,4%). Dinamiche negative per le province di Rovigo (-10,4%), Belluno (-5,6%) e Verona (-1,6%). Dopo la marcata flessione del 2009, gli operatori con l’estero hanno registrato un trend di crescita raggiungendo nel 2012 quasi 30 mila unità. Gli aumenti più ragguardevoli hanno interessato gli operatori nelle classi di fatturato più piccole, che spiegano circa un terzo dell’export regionale. Al contrario circa 300 grandi esportatori, pari all’1% del totale, spiegano circa la metà del valore delle esportazioni regionali. In ambito internazionale, Italia e Veneto perdono progressivamente attrattività e la regione evidenzia difficoltà nell’attrarre nuovi capitali dall’estero: nel 2012 le imprese con sede in Veneto partecipate da multinazionali sono state 752 per un totale di 53mila dipendenti e un fatturato complessivo di oltre 25,3 miliardi di euro, il cui contributo al Pil regionale è di 4,2 miliardi di euro. La limitata presenza di imprese a partecipazione estera è in parte ascrivibile alle peculiarità del tessuto produttivo regionale, estremamente polverizzato e caratterizzato dalla prevalenza di imprese di piccola e piccolissima dimensione, dedite a produzioni di media e medio-bassa intensità tecnologica. Il presidente Alessandro Bianchi ha illustrato i principali risultati durante il suo mandato biennale. A partire dalla gestione collegiale di Unioncamere del Veneto e l’istituzione di gruppi di lavoro tematici coordinati dai presidente delle Cciaa (gruppo di lavoro ricerca, innovazione e sviluppo tecnologico; gruppo sui trasporti e le infrastrutture; gruppo sul turismo; gruppo sul credito). Unioncamere ha anche lavorato per la gestione associata dei servizi delle Camere di Commercio: Ufficio unico ambiente; commissione unificata per il controllo delle clausole vessatorie; studio di fattibilità per lo sviluppo di un prezziario regionale opere edili; progetto di un modello a rete dei Centri studi; SUAP – Sportello Unico Attività Produttive.