Agriturismo e pescatursimo in Veneto: modificata la legge
– Il Consiglio regionale del Veneto ha approvato – senza voti contrari – alcune modifiche alla legge su agriturismi, pescaturismo e ittiturismo, in vigore da poco più di un anno. Il primo cambiamento apportato sta nel titolo che ora diventa “Disciplina delle attività turistiche connesse al settore primario” visto l’estensione del campo di applicazione della legge. Le altre modifiche apportate a quella che è stata definita “legge-quadro di settore” (che rappresenta l’1 per [//]cento dell’offerta turistica e il 4 per cento delle attività di ristorazione) – come ha spiegato il relatore Davide Bendinelli (Forza Italia), presidente della commissione Agricoltura – semplificano le procedure autorizzative e rendono più elastici i limiti di accoglienza previsti per ospitalità e somministrazione cibi e bevande: sparisce la soglia massima di 80 posti a sedere e di 12.500 pasti erogabili l’anno; il numero dei posti a sedere viene ora determinato in base all’autorizzazione igienico-sanitaria concessa ai locali mentre il numero massimo di pasti e spuntini somministrabili viene stabilito in base alle potenzialità produttive dell’azienda, definite nel piano agrituristico aziendale. L’eventuale sforamento del numero di pasti e spuntini consentiti sarà sanzionato con multe che andranno dai 50 ai 250 euro per ogni pasto in più, a seconda dell’entità del superamento. Multe più salate, da 250 a 2500 euro per mancata indicazione dei prezzi e violazione delle norme su piscine e centri benessere. Tra le novità introdotte ci sono l’innalzamento dal 50 al 65% della percentuale di prodotto proprio che un agriturismo deve fornire ai propri ospiti (soglia ridotta al 35% per gli agriturismi di montagna) e la possibilità per cantine, oleifici e birrifici di accompagnare la degustazione dei propri prodotti con l’offerta di spuntini con prodotti di gastronomia ‘fredda’. Nuove regole sono previste anche per gli agriturismi che dispongono di piscine o di eventuali centri benessere: se intendono aprirne l’accesso anche ai clienti che non pernottano nella struttura dovranno sottostare alla normativa vigente per gli impianti pubblici ad uso collettivo. Infine la normativa quadro comprende anche le fattorie didattiche e tutte le attività di turismo rurale, dall’escursionismo all’ippoturismo, dall’avioturismo e al cicloturismo, in modo di assicurare pari dignità a tutte le aziende e iniziative che affiancano attività agricola (o vallivo lagunare) e attività turistica. Per quanta riguarda il settore del turismo legato alla pesca, le nuove modifiche eliminano l’obbligo di prevalenza delle attività ittiche rispetto a quelle di ospitalità e ristorazione, mettendo quindi sullo stesso piano attività ricettive e attività produttive. La legge consente inoltre, grazie ad un articolo aggiuntivo proposto dall’aula, di impiegare i due milioni di euro di contributo straordinario stanziati con la finanziaria regionale 2013 a favore dei vongolari della laguna di Venezia e del Polesine, prevedendo forme di accordo anche con enti pubblici. “La nuova legge, dopo le modifiche apportate, si presenta più equilibrata e potenzia l’offerta turistica del Veneto Nessun pericolo di concorrenza sleale alle imprese del commercio, della ristorazione e del turismo”, ha assicurato Bendinelli. Convinto sostenitore della nuova legge anche Moreno Teso (Pdl-Ncd): “Se adeguatamente finanziato, questo provvedimento consentirà di potenziare il turismo veneto – ha dichiarato – e di creare un volano per un settore che dimostra di avvertire i colpi della crisi”. “Ma tra agriturismi e pubblici esercizi della Confcommercio e della Confturismo intercorre un ben diverso regime fiscale, molto più leggero con i primi – ha puntualizzato il correlatore Gustavo Franchetto di Futuro popolare – Stanno qui i motivi di concorrenza e di forte disappunto delle realtà associative che rappresentano gli esercizi del commercio e del turismo. Cerchiamo di non alimentare questa concorrenza, evitando di trasformare gli agriturismi in centri benessere ed impegnandoli a garantire ai loro clienti cibi e prodotti di loro produzione”. Qualche perplessità sul provvedimento è stata espressa anche da Roberto Fasoli (Pd), che si è fatto interprete delle preoccupazioni di albergatori e ristoratori, e dal capogruppo Lucio Tozzo, che si è adoperato per innalzare ulteriormente la soglia di prodotti di propria produzione che le aziende agrituristiche devono offrire ai loro avventori “I confini tra attività agricole e attività commerciali sono labili – ha osservato Pietrangelo Pettenò (Sinistra veneta) –dovremo intensificare i controlli per verificare che gli agriturismi rispettino le regole e somministrino ai loro ospiti prodotti di propria produzione”. “Gli agriturismi in Veneto sono solo 700 su 20 mila esercizi – ha rilevato Graziano Azzalin (Pd), vicepresidente della commissione Agricoltura, sottolineando il valore positivo della nuova legge – non possiamo quindi parlare di concorrenza sleale. L’agriturismo (e il pescaturismo e ittiturismo) arricchiscono l’offerta del territorio, a beneficio di tutte le attività turistiche”. “Singolare che una legge approvata appena un anno fa debba essere modificata – ha annotato Giovanni Furlanetto (Lega) – significa che la lobby degli agricoltori è davvero potente. Questa legge liberalizza ulteriormente il settore e avvantaggia troppo gli imprenditori agricoli”. “La buona riuscita di questa legge – ha affermato Sfefano Peraro (Udc) – dipenderà dal comportamento corretto degli imprenditori agricoli da un lato e degli esercizi commerciali dall’altro. Agriturismi e ristorazione sono attività diverse, con diverso profilo e specifiche competenze, ma costituiscono due segmenti di un medesimo mercato”. Per Diego Bottacin (misto) la legge non deve crea lacci alle attività del settore ma puntare a promuovere la sicurezza del consumatore Per quanto riguarda le attività di pescaturismo e ittiturismo Carlo Alberto Tesserin (Pdl-Ncd), promotore dell’emendamento che consente di spendere i due milioni di euro destinati a sostegno dei vongolari veneti, ha invitato a non creare appesantimenti burocratici e formativi e di rispettare la peculiarità di un’attività che si svolge su barche e quindi non può rispettare le stesse regole di un ristorante. Nereo Laroni (Pdl-Ncd) ha dichiarato di astenersi, in dissenso dal proprio gruppo, perché perplesso sulla scelta di assoggettare alla stessa normativa settori tra loro diversi come l’agriturismo e il pescaturismo-ittiturismo.