Appare sempre più evidente come in India non si stia cercando un processo che ristabilisca verità e responsabilità, ma più semplicemente un fatto politico per fini di politica interna e per dimostrare al mondo che l’India è diventata un gigante, in grado di sbattersene del resto del mondo e delle sue regole. Infatti, non essendo in grado di provare l’accusa, oggi l’India vuole ribaltare sull’Italia l’onere della prova. Bene. Iniziamo tutti quanti a fare qualcosa per i nostri ragazzi ingiustamente trattenuti in India. E mentre blocchiamo le trattative commerciali europee, iniziamo a non comprare più un solo prodotto Made-in -India: lo facciano le imprese, lo facciano le singole persone. Non prenotiamo più viaggi turistici in India; non finanziamo più i progetti di cooperazione e volontariato in India; non investiamo un solo euro per supportare l’economia di un governo-canaglia. Estendiamo il boicottaggio anche alle aziende europee e americane che hanno capitale indiano. Facciamo sentire concretamente a questi signori che anche noi, come Italiani, sappiamo dire, e fare, qualcosa!