Si sono concluse ieri le operazioni di manutenzione sulla Statua equestre di Cangrande I della Scala. Durante l’intervento, iniziato il 6 ottobre 2014 per cura della restauratrice Francesca Mariotto, è stata eseguita la pulizia dai depositi superficiali e la revisione di tutte le stuccature. Sulla superficie lapidea è stato steso un agente protettivo, allo scopo di diminuire l’assorbimento dell’umidità da parte della pietra tenera, una delle principali cause di degrado del manufatto trecentesco. La preziosità della statua richiede un controllo regolare della superficie lapidea: al grande restauro del 1995 [//]finanziato dalla Banca Popolare di Verona e eseguito dal’Istituto Centrale del Restauro di Roma, ha fatto seguito un attento riscontro periodico. In particolare nel 2007 è stata fatta un’importante campagna diagnostica al fine di verificare l’azione degli agenti atmosferici. La scultura è esposta al Museo Civico dal 1909, che all’epoca si trovava nella sede di Palazzo Pompei, e fu sostituita sull’arca da una copia realizzata dallo scultore Rodolfo Dusi, per preservarla dal degrado. Dopo il trasferimento della sede museale a Castelvecchio, la statua fu collocata su un alto basamento nei pressi del mastio del castello, trasformando Cangrande in un nume tutelare per il museo e la città. Con il restauro di Castelvecchio iniziato nel 1958, l’effige a cavallo del signore scaligero divenne l’emblema del museo, grazie alla nuova collocazione studiata da Carlo Scarpa, che progettò una postazione all’aperto, nel passaggio sopraelevato tra le regge. Il pubblico incontra il cavaliere tra le linee eleganti del camminamento di ferro e di cemento, accolto dal sorriso largo e cordiale che anima il volto del signore di Verona. Scolpita tra il 1340 e il 1350 da uno scultore anonimo chiamato per convenzione Maestro dell’arca di Mastino II, per essere collocata sulla sommità dell’arca funebre del condottiero, sopra la porta settentrionale della chiesa di Santa Maria Antica, la scultura viene restituita alla città e ai visitatori del museo, che, grazie all’intervento di manutenzione, possono di nuovo ammirare il suo caratteristico sorriso.