E’ finita con una standing ovation. Se ritorno a Villafranca doveva esserci, meglio di così non poteva essere per la Compagnia Aurora. La prima della rivista (di cui entreremo nei dettagli solo a fine rappresentazioni), che sarà replicata fino a martedì prossimo con tutto esaurito in sala, ha riscaldato la platea come non mai. Sarà stata l’attesa dopo 10 anni in forzata trasferta, la convincente trama, la voglia di divertirsi in questi tempi difficili, le bordate satiriche, ma certo il pubblico ha davvero apprezzato e i protagonisti sul palco sono stati ripagati di tanti sacrifici visto il poco tempo per provare e un adattamento non facile a un luogo che non è un teatro ma una sala polivalente.
In scena la lunga storia dell’Aurora attraverso la quale sono state ripercorse anche le tappe che hanno portato ai cambiamenti del paese. Ma con grande maestria sono state infilate qua e là battute e frecciate come non succedeva da anni. Nel mirino, come è giusto, soprattutto i politici con il loro trasformismo sin dai tempi della Dc, le attuali beghe all’interno della maggioranza, fino all’apoteosi finale quando, nell’intervista al sindaco Mario Faccioli, magistralmente interpretato da Gian Melchiori, viene dipinto fedelmente un personaggio sempre sopra le righe che non risparmia nessuno con le sue violente invettive, nemmeno i suoi più stretti collaboratori. E il pubblico si è sbellicato dalle risate. Ma su questi e altri temi, come il ritorno dei gemelli Valieri dopo tanti anni, torneremo a spettacolo finito. Certo, di scenette e di personaggi storici da riproporre ce ne sarebbe stati tanti, come el Bacàn e la Andola, o el Mantoan, tanto per citarne alcuni. Ma era inevitabile.
Da segnalare un ricordo del teatro Verdi, col tragico passaggio della chiusura accomunata anche alla morte di don Dario, e un doveroso omaggio a Valeggio, che per tanti anni ha ospitato l’Aurora mettendola nelle migliori condizioni per operare. Con un monito ai Villafranchesi, che spesso si considerano “sora l’oio“: c’è molto da imparare da chi si pavoneggia meno ma conclude di più.
E nel dopo spettacolo, a conferma di un gruppo fantastico, brindisi e poi Mariano Melchiori, a cui evidentemente non erano bastate due ore sul palco scatenato nelle vesti di don Egidio, a far cantare tutti nel foyer della sala Ferrarini.