Martedì 15 marzo alle 21 al Teatro Ristori di Verona (tel. 045-693.0001 www.teatroristori.org) lo Steve Lehman Quintet, in esclusiva italiana, per la 3a edizione del Verona Jazz Winter 2016. Con Lehman (sax alto e elettronica) suonano Jonathan Finlayson tromba, Chris Dingman vibrafono e glockenspiel, Joe Sanders contrabbasso, Justin Brown, batteria.
Si tratta del terzo esponente della generazione dei trenta-quarantenni americani di punta, che il Verona Jazz Winter vuole presentare in esclusiva italiana. Trentasette anni, Steve Lehman è risultato nel 2015 il primo nella categoria Jazz Artist (Rising Stars), nell’annuale indicazione dei critici internazionali per Downbeat.
In Italia ha vinto il premio della critica, il Top Jazz 2014, nelle categorie, per il Jazz Internazionale, di Musicista dell’Anno, Formazione dell’Anno, e Disco dell’Anno.
L’album premiato è Mise En Abîme – premiato anche nella categoria Best Albums of 2014 dal mensile Downbeat. Al celebre Newport Jazz Festival il suo è stato l’anno scorso uno dei “concerti più attesi tra gli appassionati del progressive jazz:[…] la perfezione nell’architettura e negli incastri sonori” (E. Capua, Musica Jazz ott 2015). [//]
BIOGRAFIA
Definito dal Guardian come “una figura eclettica del jazz di questo inizio secolo” e dal New York Times come un “sassofonista stupefacente”, Steve Lehman, nato a New York nel 1978, è un compositore, musicista, docente e ricercatore che si muove in un’ampia gamma di stili musicali sperimentali. L’americana NPR Music e il Los Angeles Times hanno definito il suo ultimo lavoro Mise en Abîme (Pi, 2014) Album Jazz n°1 dell’anno, come anche il New York Times aveva fatto con il precedente lavoro Travail, Transformation & Flow (Pi, 2009). Vincitore del Guggenheim Fellowship nel 2015 e del Doris Duke Artist Award nel 2014, Lehman ha tenuto concerti e ha inciso a livello nazionale ed internazionale, tanto con il suo ensemble, quanto con altre formazioni musicali, guidate, tra gli altri, da Anthony Braxton, Vijay Iyer, Jason Moran, Meshell Ndegeocello, e High Priest degli Anti-Pop Consortium. I suoi pezzi per orchestra e per ensemble da camera sono stati eseguiti da l’International Contemporary Ensemble (ICE), So Percussion, Kammerensemble Neue Musik Berlin, JACK Quartet, PRISM Saxophone Quartet, e da Talea Ensemble. Recentemente, lavorando sulla musica elettroacoustica, Lehman si è concentrato sulla creazione, con il computer, di modelli per l’improvvisazione basati sull’ambiente di sviluppo Max/MSP. Il lavoro di Lehman ha ottenuto critiche favorevoli da Artforum, Downbeat Magazine, The New York Times, Newsweek, The Wire, e dalle emittenti National Public Radio, BBC, e SWR. Negli ultimi anni Lehman continua a pubblicare articoli e a tenere conferenze spaziando tra diversi temi, dalla pedagogia del jazz, alla cognizione ritmica e alle nozioni europee sullo sperimentalismo americano. La sua attuale ricerca, che comprende un contributo in Arcana VI (Hips Road/Tzadik) e ha prodotto la sua tesi dottorale, prende in esame la sovrapposizione tra musica spettrale e improvvisazione jazz. Lehman si laurea nel 2000 e ottiene il Master of Arts in Composizione nel 2002 alla Wesleyan University, studiando sotto la guida di Anthony Braxton, Jay Hoggard e Alvin Lucier, e lavorando contemporaneamente con Jackie McLean all’Hartt School of Music. Nel 2012 conclude il suo dottorato di ricerca con lode in Composizione Musicale alla Columbia University, dove tra i principali professori ci sono Tristan Murail e George Lewis. Lehman ha tenuto corsi alla Wesleyan University, al Conservatoire National Supérieur de Musique di Parigi, alla New School University, alla Columbia University, ed ha tenuto conferenze all’ Amherst College, all’UC Berkeley, alla Berklee School of Music, al Banff Centre, alla Royal Academy of Music di Londra e all’ IRCAM di Parigi.