Non si fa a tempo ad archiviare le elezioni amministrative che ci si catapulta immediatamente nel magico mondo delle prossime elezioni politiche del 2018 (o del 2017?).
A guidarci con la macchina del tempo verso la sfida cruciale del voto per il parlamento è l’arrivo del fatidico mese di luglio che porta con se l’entrata in vigore dell’Italicum made in Boschi. Ed ecco gli immancabili sondaggi che simulano scenari figli di una narrazione delle amministrative 2016 come di un trionfo a cinque stelle e di un flop renziano (ignorando il numero non esorbitante di comuni conquistati dai Grillini in proporzione rispetto ai comuni che andavano al voto e invece la relativa ripresa del centrodestra, pur nel fallimento del traino Salvini/Meloni).
Gli scenari indotti da questo racconto e in parte dal clima stile brexit rappresentano un’inesorabile vittoria al ballottaggio di Di Battista, Di Maio e soci. Prendiamo per buoni questi scenari ma usciamo dal puro gioco con il telescopio per scrutare le stelle del futuro e formulare profezie che si potrebbero autoavverare. Proviamo a metterci un buon paio di occhiali e a cercare di trovare una chiave per provare a orientare il discorso sull’italicum sul terreno del come si usa per vincere.
E lo facciamo sulla scorta di una delle grandi ragioni di alcune clamorosi risultati di queste amministrative.
Tanti, troppi sindaci uscenti in citta’ piccole, medie e metropolitane hanno perso di vista in questi ultimi anni la priorità che nel mestiere del primo cittadino ha oggi più di ieri la relazione con i cittadini della loro comunità.
Tanti troppi sindaci hanno pensato che bastasse fare bene gli amministratori (a volte benissimo) e fare magari un’azione di ascolto e partecipazione last minute in campagna elettorale e usare con più freschezza e più condivisioni i social networks.
Tanti troppi sindaci hanno pensato di vendere bene il loro buon lavoro come si faceva dieci anni fa quando i sindaci uscenti erano non a caso quasi sempre i favoriti. Non si sono resi conto (e insieme a loro alcuni partiti e commentatori nazionali) che il mondo e’ cambiato e che la crisi economica ha responsabilizzato ancora di più la politica e soprattutto gli amministratori locali mentre lentamente hanno perso di consistenza nell’immaginario comune le regioni e le quasi ex province.
Per questo oggi la gente chiede alla politica di inventarsi o rimodulare in forma strutturale un diverso modo di governare con e per le persone più che semplicemente avendogli raccontato di farlo dopo averli sentiti per qualche mese o settimana (magari su facebook).
E infatti ci sono casi in cui hanno vinto alcuni sindaci o sfidanti che hanno capito il vento che e’ cambiato a favore di chi mette la gente al centro del suo modo di governare.
A favore di chi non passa il tempo a sacramentare per l’avvento del populismo , ma lavora concretamente per realizzare un modo di amministrare popolare .
Un esempio tra i pochi visti in questa campagna elettorale tra i sindaci uscenti e’ quello di un piccolo comune laziale a due passi dalla Roma stravinta dalla Raggi e dove il centrodestra (nonostante i disastri mariniani) non e’ riuscito ad arrivare neanche al ballottaggio. [//]
In questo comune laziale, Fara in Sabina, ha stravinto le elezioni un giovane e brillante sindaco, Davide Basilicata, che 5 anni fa conquistava un Comune a guida centrosinistra da un quarto di secolo e lo faceva di un soffio di qualche voto. Quest’anno lo ha fatto con uno scarto quasi del 30% sul candidato del centrosinistra benedetto da ministri e presidenti di Regione. E lasciando il candidato di 5 stelle a un bel 8% circa.
Il segreto? Tra i tanti quello di aver saputo interpretare i tempi.
Di aver messo il rapporto con i cittadini al centro di un metodo di governo e delle priorità. E di aver fatto della campagna una occasione di rilancio del futuro insieme ai cittadini e non un riepilogo delle puntate precedenti. ecco per le elezioni politiche che verranno come per il referendum di questo autunno una parte della politica nazionale e delle analisi giornalistiche e politologiche dovrebbero partire dai casi come Fara in Sabina. Partire dal come rimettere al centro delle prossime sfide di governo altri modi di amministrare condividendo con i cittadini idee, decisioni e critiche. E non limitandosi a misurare i risultati della politica sul numero di condivisioni su facebook di un post o di un video. Allora si che avrà senso parlare di chi potrebbe vincere con l’italicum.