“Io non ho paura” . Lo ricordate il bellissimo romanzo di Ammaniti trasformato in un gran film da Salvatores? Ecco diciamo che come noto una parte della politica quando cerca le scorciatoie per il consenso tende a ricorrere preferibilmente al “tu devi avere paura”.
Accade nel nostro paese dalla notte dei tempi come accade ovunque. Nelle cronache politiche di questi ultimi giorni il tema della paura e’ riemerso nei numerosi spazi dedicati alle due convention presidenziali americane di Donald Trump e Hillary Clinton. Convention dalle qual Trump si dipinge prima direttamente come il re della lotta alla paura e poi durante la convention della Clinton emerge come il regista di una delle più radicate paure americane, quella verso i russi del “ti spiezzo in due” di Rocky IV
Prima interpreta (come ha sottolineato il grande Axelrod, spin doctor per anni del presidente Obama) Batman quando descrive l’America come la pericolosissima Gotham City. Poi invece palesando qualche connessione o quantomeno una certa tifoseria per la Russia (che sarebbe dietro la pubblicazione delle mail imbarazzanti della Clinton durante la sua convention) il candidato repubblicano trasforma la propria immagine da cavaliere oscuro in qualcosa di più simile al nemico pubblico Jocker.
E del resto anche la sua avversaria Hillary Clinton recita il ruolo di Wonder Woman votata a salvare l’America proprio dal Jocker Trump e dai suoi presunti alleati russi, apparendo però come Catwoman (non esattamente una dei buoni) dalle intercettazioni pubblicate da Assange (pare) per gentile concessione russa.
Insomma una campagna elettorale quella americana 2016 che tenta di essere l’apoteosi dei classici schemi americani di sempre con al centro le paure da suscitare negli elettori per votare con la pancia più che con la testa.
E con i candidati più che mai ambivalenti nei loro ruoli di difensori dei cittadini e insieme di minacce (con Trump che interpreta i due ruoli con particolare efficacia). In Italia, del resto, abbiamo un abbondante bagaglio di questo genere super classico di comunicazione centrata sulla creazione della paura.
Dalla campagna del 1948 contro i comunisti che mangiavano i bambini alla campagna del 1953 contro la “legge truffa” (una campagna contro una legge elettorale), dalle campagne contro il sistema politico di Tangentopoli a quella contro il sistema Sesto, da quelle contro Berlusconi a quelle contro la sinistra di D’Alema, dalle campagne di Salvini e Meloni contro Renzi a quelle contro Salvini e Meloni. [//]
Senza parlare delle campagne del Movimento 5 stelle contro mafia capitale e le aziende pubbliche disastrate e indebitate di Roma alla campagna di questi giorni contro l’assessore pentastellata che a Roma aveva lavorato per l’azienda che la neosindaca di Roma e il Movimento 5 stelle hanno passato anni a screditare.
Insomma nulla si inventa e nulla si trasforma.
Nell’alfabeto della caccia al consenso facile la paura sta tra le prime lettere senza distinzione di bandiera politica e antipolitica, senza differenze ideologiche e tantomeno senza distinzioni personali. Se si cerca il nuovo bisogna andare altrove da chi propone questa antichissima ma sempre efficacissima ricetta che lavora allo stomaco o sotto lo stomaco degli elettori. Come tutto il mondo e’ paese, come dicevano i saggi, in tutto il mondo c’è una Gotham city sulla quale accendere le paure dei cittadini. Come in tutte le Gotham city vere o false il supereroe può sempre sconfinare nel supercattivo. Basta starci attenti.