(di Marco Marturano) “Piove governo ladro” amavano dire i nostri padri. In una sola massima si conteneva tutto il qualunquismo (quello del partito dell’Uomo Qualunque diventato celebre nell’italia del dopoguerra) e si riassumeva quel clima di delusione ideologica verso chi governava che però raramente per tanti anni si sfogava poi alle urne.
Gli Italiani che recitavano quella massima infatti fino agli anni 90 del secolo scorso non si sono dati un gran da fare per cambiare gli equilibri del governo, che alle elezioni politiche vedevano sempre la Democrazia cristiana a fare la regia di ogni governo anche a maggioranze parlamentari e governative variabili.
Cosa ben diversa si può dire negli ultimi ventidue anni, anni nei quali a governare il paese non è mai stata la medesima maggioranza per due volte consecutive.
Il 1994 ha premiato Berlusconi (e poi Dini), il 1996 Prodi (e poi D’alema e Amato), il 2001 ancora Berlusconi, il 2006 ancora Prodi. Il 2008 riecco Berlusconi e nel 2013, dopo la parentesi bipartisan di Monti, riecco il centrosinistra con Letta e Renzi (dopo il pareggio con vantaggio di Bersani).
insomma da tangentopoli in poi forse l’italia della corruzione non è cambiata di molto (almeno a leggere le pagine dei giornali) ma l’italia della politica ha scelto la strada dell’alternanza quasi metodica.
Gli italiani hanno approfittato cioè della rivoluzione portata da mani pulite e delle tre leggi elettorali arrivate dal 1993 al 2005 (la legge maggioritaria con ballottaggio dei sindaci, la legge maggioritaria del parlamento che porta il nome dell’attuale presidente della repubblica Mattarella e la legge proporzionale con premi di maggioranza differenziati per il parlamento che porta il soprannome di porcellum dalla definizione data dal suo autore Calderoli).
Grazie agli stimoli al cambiamento portati da queste leggi e dalle minori resistenze date dall’affievolirsi delle vecchie appartenenze di partito e grazie ad una maggiore propensione ad ascoltare l’opinione, gli elettori si sono resi sempre più protagonisti di scelte che premiavano chi era all’opposizione e negli ultimi anni che hanno reso decisivo anche l’astensionismo (un tempo residuale).
In questo distinguendoci nettamente da tutti i paesi europei del G8 e dagli Stati Uniti, che hanno quasi sempre visto riconfermata la medesima maggioranza per almeno due turmi consecutivi (con la Francia che negli ultimi anni ha fatto parzialmente eccezione).
La vera sfida per l’italia viene adesso. la partita del referendum costituzionale del prossimo autunno e quella della nuova legge di stabilità (che il governo annuncia di grande innovazione e per la prima volta, dopo circa 10 anni, con un impianto anti-austerità) sono le due carte principali di una maggioranza che cerca di rendersi così protagonista del cambiamento da poter incrociare l’onda che altrimenti potrebbe premiare ancora chi descrive come conservatrice la forza che governa e quindi porta a casa l’ennesimo ribaltamento.
L’italicum (con o senza modifiche) può essere la legge che celebra la più clamorosa delle svolte paradossali del nostro Paese, ovvero la stabilità portata da due mandati consecutivi della medesima maggioranza. oppure potrebbe essere la terza legge in poco più di 22 anni che sancisce l’impossibilità ormai costitutiva del nostro elettorato di apprezzare il lavoro di riforma e rilancio di chi governa e quindi premia chi gli si oppone e propone un cambiamento contro la stabilità.
Tutto questo potrebbe essere un film che avremmo la seria possibilità di vederlo direttamente proiettato nelle sue due parti (referendum e elezioni politiche) nei 9 mesi che cominciano da settembre. 9 mesi che potrebbero avere nel mezzo tra referendum e elezioni anticipate il congresso del principale partito dell’attuale maggioranza e la fase costitutiva della nuova leadership di una delle sue opposizioni (Forza Italia e il Centrodestra). [//]
Naturalmente tutto dipende dall’esito del referendum di novembre (?) e da quello della legge di stabilità. In tutto il mondo si dice che i paesi maturi hanno maggioranze e elettorati che danno stabilità a quel paese scommettendo per almeno due mandati sulla medesima coalizione o sullo stesso partito prima di valutarne un cambiamento.
Noi siamo stati così maturi per quasi 50 anni tra il 1948 e il 1994 che abbiamo adottato come un destino l’immaturità da Peter Pan, cambiando maggioranza ogni volta che si votava per il parlamento.
Vedremo nei prossimi mesi (al massimo nel prossimo anno e mezzo) se il complesso di Peter Pan è passato oppure no.