Il centro storico di Bardolino, dalle 7 alle 24 di ogni giorno, aumenta la sua superficie di circa 5 mila metri quadrati. L’inedita impresa – quasi una magia – è opera di Guerrieri Rizzardi, plurisecolare azienda vitivinicola che, avendo spostato nel 2012 la sede produttiva e amministrativa nella zona artigianale della località Campazzi di Bardolino, ha liberato un’importante parte del paese gardesano, in un contesto verdeggiante circondato da un’antica cinta muraria e a ridosso dello storico fortilizio medioevale. Si tratta di contrada Rambaldi, con i suoi fabbricati, cortili e [//]pertinenze rurali (le parti più indietro nel tempo risalgono al XV e XVI secolo, già proprietà delle famiglie Firmi, Pellegrini e Rambaldi, antenate dei Guerrieri Rizzardi) nell’ambito della quale trovò posto una cantina fin dal 1678. La proprietà, ampliata, modificata e restaurata nel tempo (importanti, nella prima metà dell’Ottocento, gli interventi voluti dal conte Vincenzo Guerrieri su palazzi e giardino) e subendo sorti alterne legate ai vari periodi storici (durante la prima guerra mondiale, una parte fu adibita a ricovero dei feriti, mentre nella seconda vi si installò un comando tedesco) fu messa, fin dalla fine degli anni ’40, sotto tutela monumentale dal Ministero dei Beni culturali. Di tutto ciò tenne conto Guerrieri Rizzardi quando decise di dare nuova vitalità allo storico complesso secondo il progetto denominato “Borgo Bardolino” – la cui realizzazione comportò due anni e mezzo di lavori – mirato a iniziative pensate per un turismo di qualità e a valorizzare, ad un tempo, la tipicità dei luoghi. I locali che un tempo erano destinati alla ricezione delle uve vendemmiate ospitano ora una grande sala con forno per le pizze. L’interno della bottaia accoglie cinque negozi, e gli antichi rustici del parco, rimasto inalterato nella struttura disegnata nei secoli da celebri paesaggisti, sono stati riconvertiti in un bar con show-room di moda. Nelle vecchie cantine c’è adesso un ristorante, mentre gli uffici si sono trasformati in wine-bar che propone i vini Guerrieri Rizzardi delle tenute aziendali in Bardolino, Valpolicella, Soave, e Valdadige. Il ristorante, l’enoteca e lo wine-bar sono riuniti sotto il nome di “Munus” (dono), come l’omonimo generoso vino (che “fa dono di sé”) prodotto da Guerrieri Rizzardi con le uve di un antico vigneto in Bardolino, già noto con questo appellativo in epoca romana, e ricordato anche nell’etichetta, dove compare un’ Osella d’argento (moneta/medaglia voluta, quale “munus”, dal doge Francesco Loredan nel 1759). C’è, inoltre, un complesso di eleganti appartamenti che integra quello in palazzo Firmi, ristrutturato nel 2005 e ora ulteriormente rinnovato. Il tutto gestito da qualificati professionisti locali della ristorazione e del commercio, con la collaborazione di circa 150 addetti. In autunno sarà, inoltre, inaugurata una sala polifunzionale in grado di ospitare circa 400 persone e dotata di servizio catering e ristorante interno. Uno studio particolare è stato fatto sull’illuminazione notturna del Borgo, ottenendo effetti molto suggestivi, oltre che funzionali. Mentre la luce del giorno svela scorci inediti del lago, tra piante secolari. Il collegamento tra il Borgo e il paese è garantito da tre punti di accesso dalle vie di due zone di Bardolino, estendendo, quindi, con la loro apertura al pubblico, il concetto di centro della cittadina gardesana oltre le mura medioevali. L’ospite potrà immergersi nella storia del sito e goderne della bellezza naturale e artistica, anche semplicemente passeggiando tra i vialetti, mentre la famiglia Rizzardi rinsalda le proprie radici in Bardolino, in ininterrotta continuità dal XV secolo. Proprio questa ininterrotta proprietà dei possedimenti, e delle cantine dal 1786, ha fatto sì che Guerrieri Rizzardi (già da tempo nell’Associazione delle Famiglie dell’Amarone d’Arte) sia entrata, inoltre, nell’esclusiva associazione francese “Les Hénokiens” (International Association of Bicentenary Family Companies, 44 appartenenti in tutto il mondo, in rappresentanza dei vari settori produttivi) per accedere alla quale viene richiesta una continuità produttiva di almeno duecento anni da parte della famiglia fondatrice o della sua discendenza, senza interruzione alcuna. (Franca Barbuggiani)