In occasione della riapertura dopo i lavori di riqualificazione, il veronese Museo Archeologico al Teatro Romano offre, in collegamento con il progetto “EgittoVeneto” promosso dalla Regione con le università di Padova e di Venezia, l’opportunità di ammirare i materiali relativi al mondo egizio normalmente non esposti (l’ultima volta si erano visti nel 1999-2000) nella mostra “L’Egitto a Verona”, aperta fino a settembre del 2017. Si tratta di un centinaio di oggetti egizi o ispirati all’Egitto, entrati al Museo in collezioni diverse e, benché privi di provenienza puntuale, in grado di illustrare, impaginati per l’occasione in quattro sezioni al piano principale del museo a cura di Margherita Bolla, temi interessanti. Si parte con “Il culto e la magia”. Divinità in forme animali, che molto avevano impressionato anche Greci e Romani, testimoniano, pare, culti nilotici precedenti, assai antichi, e/o relazioni totemiche che facevano riferimento al culto di animali. Mai, comunque, l’animale rappresentava [//]l’incarnazione del dio, ma ne era soltanto il simbolo. Così, Amon veniva raffigurato anche come ariete, Apis come bue, Bastet come gatta… E. proprio dedicato alla dea-gatta Bastet (collegata, tra l’altro, alla medicina) è uno degli interessanti bronzetti cavi esposti, che i devoti acquistavano per deporli, con inserite mummie di animali, o parti di mummie animali, nei vari santuari; analogamente ai nostri ex voto. Molte, inoltre, le statuine del dio Osiride, figura fondamentale nella cosmogonia e mitologia egizia, in particolare quale dio dei morti. Idealmente anticipa la sezione successiva, dedicata a “La vita oltre la morte”. Qui, alcune parti di mummie, prestate dal Museo di Storia Naturale di Verona, documentano il complesso trattamento di imbalsamazione praticato per conservare intatto il corpo del defunto, in vista della sua prossima incarnazione. In quest’ottica, importante era portare offerte alla tomba, come testimonia una stele in pietra, con tanto di pane e birra. Serviva ad alimentare il “ka” del morto, vale a dire il suo doppio psichico (ben distinto dal suo “ba”/anima) che del corpo fisico assicurava la sopravvivenza. Le statuine, invece, degli “ushabty” rappresentavano i “servitori”, sostituti del defunto nei lavori ai quali Osiride lo avesse chiamato ad eseguire. Clima diverso nelle altre due sezioni. “La civiltà africana a Roma” testimonia il favore che incontrò nell’impero il culto di Iside, con il marito Serapide/Osiride, e il figlio Arpocrate/Horus, sia in ambito domestico che nei templi, dove i sacerdoti vestivano in modo peculiare. Ma testimonia, anche, l’interesse e la curiosità che il mondo romano ebbe nei confronti di animali “strani”, come l’elefante e il rinoceronte. Un fascino, questo, esercitato dalla civiltà egizia, che si protrasse nel tempo e che contagiò non soltanto gli studiosi. Per quanto riguarda gli ultimi secoli, è variamente testimoniato nella conclusiva sezione”Egittomania”. Infine, con “Un veronese in Egitto” (in collaborazione con l’università di Padova, Museo di Scienze Archeologiche e d’Arte) si ricorda Carlo Anti, archeologo nato nel 1889 a Villafranca, che negli anni ’30 diresse gli scavi italiani presso Il Cairo. A lui è dedicato il video conclusivo. (Franca Barbuggiani)

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“L’Egitto a Verona”

Museo Archeologico al Teatro Romano

Regaste Redentore, 2 – Verona

orari: 8,30-19.30; lunedì 13,30-19,30

biglietti: da euro 4,50 a euro 1,00

Info: tel. 045 8062611

museo archeologico@comune.verona.it

www.museoarcheologicoverona.it

Fino settembre 2017

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