Il 25 novembre è tutto un fiorire di interventi di persone che improvvisamente si accorgono che la donna continua ad essere al centro di violenze. Ma bisogna agire sul campo tutti i giorni. E non sono solo i 116 femminicidio dall’inizio dell’anno a far pensare. Perché passano gli anni ma ancora troppo spesso l’atteggiamento dell’ uomo verso donna continua ad essere fuori dal normale, conflittuale, squilibrato, a volte vergognoso o addirittura pericoloso. Pensare che possano essere gli psicologi, i servizi sociali o addirittura i Carabinieri a poter risolvere il problema è utopistico. Deve maturare in tutti noi un atteggiamento diverso, giorno dopo giorno. Lasciando stare quelle che usano il proprio corpo di propria volontà, la donna si trova quasi sempre in una situazione a rischio. Deve lottare per essere presa in considerazione nell’attività pubblica, nelle amministrazioni, nella politica, nelle aziende, persino nelle amicizie. C’è sempre poco rispetto da parte dei maschi, un modo subdolo di atteggiarsi: pressioni psicologiche, se non peggio, battute da caserma che diventano insinuazioni pesanti, vengono prese in considerazione solo se c’è di mezzo un bel fisico, diventano un’immagine vicina da proporre come fosse un elemento decorativo ma solo per sfruttarla a proprio uso e consumo. Se le donne sono costrette a subire questi atteggiamenti la situazione è veramente triste. Dipende da noi. Diventiamo un’ancora di salvezza per le donne che ci stanno vicino, mogli, sorelle, cugine o amiche che siano, cogliamo i loro segnali di disagio senza metterle a disagio. Forse qualcosa migliorerà.