A volte succede che i miracoli si realizzino e non solo perché siamo a Natale. Per il nostro Paese uno dei miracoli più difficili è sicuramente oggi quello della possibilità della politica di rimettersi in piedi dopo una caduta.
Normalmente in questa fase siamo abituati a vedere le situazioni complicate complicarsi ancora di più e quelle drammatiche tendere al tragico. Invece questa volta stiamo assistendo ad una clamorosa e illuminante ripartenza.
La notte della vittoria dei no al referendum abbiamo visto un leader come Matteo Renzi rivoluzionare la grammatica di tanta comunicazione politica (e in parte anche della sua) e assumersi responsabilità e conseguenze della sconfitta.
E abbiamo anche visto le prime reazioni dei vincitori del no che già rifiutavano di doversi assumere il carico di una responsabilità anche parziale delle future scelte o addirittura del governo. Il governo che è nato dalle dimissioni di Renzi annunciate quella notte è sicuramente più figlio della vecchia grammatica che della nuova.
E tutto è per come si presenta tranne che un aiuto al rilancio del progetto di Renzi. Troppo uguale al precedente per segnare uno scatto e con troppe figure che rappresentano il simbolo di alcune delle ragioni per le quali ha vinto il no come voto sul governo più che sulla riforma costituzionale.
La vicenda della neo ministra dell’istruzione (che ricorda da lontano quella di tre anni fa che accadde a Oscar Giannino) e soprattutto le gaffe in sequenza del ministro Poletti confermano la sensazione di un governo a tratti surreale rispetto sia al risultato del 4 dicembre che alla posizione di attacco assunta quella notte dal segretario nazionale del Pd.
Così surreale che se questo governo dovesse tendere alla fine della legislatura rischierebbe di logorare proprio il segretario del Pd e qualsiasi possibilità del centrosinistra di essere di nuovo competitivo alle prossime elezioni politiche .
Il precedente c’è ed è quello del governo Amato dopo le dimissioni di D’Alema nel 2000 dopo le elezioni regionali. La ripartenza miracolosa però è quella segnata con efficacia proprio da Matteo Renzi all’assemblea nazionale del Pd e nelle azioni che ha cominciato a mettere in campo per realizzare quanto deciso in quella sede.
In primo luogo Renzi ha rappresentato un percorso di avvio della campagna elettorale per le politiche 2017 così accelerato che a pensare con una certa concretezza al voto o a aprile dopo la conferenza programmatica annunciata per febbraio e dopo la revisione della legge elettorale oppure in giugno con le elezioni amministrative forse anche dopo delle possibili primarie di coalizione per la scelta del candidato premier.
Le medesime primarie che Salvini e Meloni hanno annunciato per la coalizione di centrodestra e le medesime on line annunciate da M5s.
È già questo scatto restituisce vitalità alla percezione che la politica offre di sè.
In secondo luogo proprio per dare questa accelerazione sulle elezioni Renzi ha rottamato il congresso anticipato del Pd che rappresentava la garanzia di un allungamento dei tempi che avrebbe portato probabilmente il governo a fine legislatura e quindi il Pd a fine corsa. Senza parlare del fatto che se già sei mesi di campagna sulla riforma costituzionale hanno suscitato le critiche di tanti italiani che sottolineavano la scarsa priorità del tema rispetto alle emergenze da risolvere nel Paese, figuriamoci cosa avrebbero detto in moltissimi nel momento in cui il Pd si rinchiudeva in mesi di campagna congressuale con altissime probabilità di forti contrasti interni e l’emersione della vena autoreferenziale dei partiti che tanto fa scappare i cittadini dalla politica. [//]
Infine l’altro miracolo è’ stata la proposta del Matterellum come possibile ritorno di una legge elettorale efficace ed efficiente e non bocciabile dalla Consulta Costituzionale.
Una proposta di rilancio utile a far scomparire la nebbia nella quale il Parlamento sembrava ineluttabilmente infilarsi del ritorno ad un proporzionale da Prima Repubblica con governi decisi dai partiti e non dagli elettori dopo il voto (e non prima).
Adesso naturalmente tutti devono giocare la loro partita, incluso il segretario del Pd, ma di sicuro il primo miracolo è avvenuto e la politica con queste scelte ha dato un segnale di capacità di rialzarsi e di rilanciare.
Un bel miracolo e un ottimo augurio di Natale e di un inizio anno che sarà ancora più intenso e decisivo per l’Italia di quello che salutiamo.